29 Giugno 2017
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Parlando ieri ai delegati della Cisl, Papa Francesco non si è limitato a sottolineare – com’è doveroso -quanto siano difficili le condizioni dei disoccupati e quanto sia penosa la situazione di tanti anziani che ricevono una pensione «da fame». In effetti, il suo discorso è entrato in proposte di dettaglio assai discutibili: specialmente su due punti. In merito alla mancanza di opportunità per molti italiani, il Pontefice ha infatti ripreso l’idea di ridurre le ore settimanali per le persone più anziane, in modo tale da permettere ai giovani di trovare un’occupazione. La sua proposta può essere così sintetizzata: lavorare meno (specie se avanti con l’età), così da lavorare tutti. Questa tesi si espone a varie critiche, innanzi tutto perché non è vero che il lavoro complessivo sia una torta ben definita. Al contrario, in ogni economia chiunque è chiamato a mettersi al servizio del prossimo e tanto più una società è libera, quanto più è facile che i posti di lavoro crescano. Oltre a ciò, è ingiusto impedire a un lavoratore di sessant’anni di lavorare a pieno ritmo, se egli ne ha il desiderio. Per giunta, è evidente che le cause della disoccupazione sono ben altre, poiché le difficoltà del mondo del lavoro vengono soprattutto da un’elevata tassazione e da una fittissima regolazione.
Egualmente contestabili sono le parole di Papa Francesco in merito alle «pensioni d’oro», che egli ha condannato senza mezzi termini. E se è ovvio che si devono considerare ingiusti taluni vitalizi elevati non preceduti da adeguati contributi, è pure inaccettabile che si pretenda che rinunci a un’alta pensione chi, per anni, ha dovuto versare allo Stato somme considerevoli.
Una società aperta e dinamica rigetta il populismo classista, accetta le diseguaglianze che emergono dal mercato, favorisce la competizione e incita tutti a dare il meglio. Per giunta, dopo avere statizzato il sistema pensionistico è irragionevole criticare il fatto che si lavori fino a 65 anni. Se il rapporto tra quanti lavorano e quanti sono in pensione crescesse, le prospettive del sistema previdenziale sarebbero ancora peggiori.
In generale, è abbastanza assurdo che Papa Francesco avanzi proposte riformatrici su questioni politiche ed economiche che, per loro natura, sono assai aperte a controversie. Ed è ancor più preoccupante che, nel scendere sul terreno del confronto politico, egli sostenga tesi tanto infondate.
Da Il Giornale, 29 Giugno 2017