Il 1992 viene ricordato per gli attentati in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e per “Mani pulite”, l’inchiesta della Procura di Milano che travolse i partiti che avevano governato il Paese nel dopoguerra. Ma c’è stato anche un altro 1992.
In quei mesi, quella stessa classe dirigente che veniva messa alla gogna mediatico-giudiziaria avviava un percorso di riforme destinato ad aprire una nuova fase nella storia politica dell’Italia. A reggere le sorti del Paese era il governo presieduto da Giuliano Amato, che dal giugno di quell’anno all’aprile del 1993 varò alcuni drastici provvedimenti per mettere in ordine i conti pubblici e intraprendere un percorso di privatizzazioni: dopo decenni di saldo negativo tra entrate e spesa pubblica, nel 1992 questa tendenza venne infatti invertita.
Il libro, una sorta di instant book ma scritto trent’anni dopo da un diretto testimone, racconta quei concitati mesi e le circostanze che permisero all’esecutivo guidato da Amato di compiere delle scelte che sarebbe ingiusto continuare a ignorare, volte a riformare settori fondamentali come la sanità, la previdenza, il pubblico impiego, la finanza locale e le partecipazioni statali, con la trasformazione di Iri, Eni, Enel e Ina in società per azioni.
Come scrive Antonio Polito nella prefazione, «il governo di Giuliano Amato e il parlamento cosiddetto degli “inquisiti” salvarono l’Italia e forse proprio per questo sono stati dimenticati, come se il processo di risanamento finanziario e di rinnovamento delle istituzioni fosse cominciato solo dopo. Grazie a Giuliano Cazzola per avercelo raccontato con onestà, precisione e sincerità».