Perché il Tesoro, non Cdp, dovrebbe comprare Aspi
8 Aprile 2021
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Franco Debenedetti
Presidente, Fondazione IBL
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
La nazionalizzazione di Autostrade per l’Italia sembra una decisione ormai scontata, ma sarà temporanea ed esplicita, o permanente e non dichiarata?
Dopo aver ricostruito i “peccati originali” delle modalità di privatizzazione, questo Focus spiega perché vendere alla Cassa depositi e prestiti sarebbe un errore: la revisione del “patto concessorio” tra le Autostrade e lo Stato è oggi improbabile perché Aspi potrebbe impugnarla con ottime probabilità di successo. Ma appare addirittura impossibile nel caso in cui la proprietà dell’azienda fosse rilevata da Cdp.
La soluzione migliore sarebbe la revisione della concessione senza interferire con gli assetti proprietari, ma se il Governo volesse comunque andare avanti? Esiste una soluzione alternativa, politicamente percorribile e tecnicamente semplice: sia il Tesoro, non la cordata guidata dalla Cassa, a rilevare il 100 per cento di Aspi. Il Tesoro potrebbe intervenire sulla concessione, rivedendone radicalmente i termini, anziché accontentarsi di aggiustamenti al margine, incominciando ad accorciarne significativamente la durata (per esempio dal 2042 al 2022). A quel punto la concessione potrebbe essere rimessa a gara evitando gli errori del passato e tornando a una gestione privata.