24 Gennaio 2022
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Politiche pubbliche
Secondo il Centro studi di Unimpresa, con 122 miliardi di euro di prestiti da restituire e risorse complessive per 235 miliardi (pari al 13% del Pil) non soltanto l’Italia è il Paese europeo finanziariamente più sovvenzionato nell’ambito del Next Generation Eu, ma di conseguenza è anche quello più esposto alle pressioni internazionali. E tutto ciò grava fatalmente sull’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Questa scelta non sarà quindi come le altre, perché l’esposizione debitoria italiana è ormai tale da mettere in crisi pure la capacità di gestirsi autonomamente. Già l’ascesa di Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio è stata in larga misura dettata da tale scenario complessivo, tanto più che la debolezza dello Stato si ripercuote sul mondo bancario e da lì sull’intero sistema produttivo.
Ai dati di Unimpresa andrebbe poi aggiunto che il nostro debito pubblico è per una quota consistente controllato dalla Bce: con la conseguenza che le scelte sul nostro futuro devono, in qualche modo, essere sempre negoziate con chi potrebbe abbandonarci al nostro destino. Se è vero che per certi aspetti l’Europa è prigioniera dell’Italia (perché un nostro default avrebbe ricadute pesanti anche sui nostri partner), è egualmente vero che l’aver preso la strada dell’assistenzialismo e dell’indebitamento ha finito per svuotare quasi di ogni senso la rappresentanza politica, il confronto delle idee e quell’insieme di lotte e accordi che chiamavamo «politica». Il fatto stesso che si stia immaginando una soluzione tecnica al Quirinale e un’altra egualmente tecnica a Palazzo Chigi la dice lunga.
Il Pnrr è insomma una sorta di «super-reddito di cittadinanza» che l’Europa più virtuosa ha destina al proprio Mezzogiorno continentale, che ha nell’Italia il suo fulcro, con l’illusione che le elemosine producano effetti; e come il reddito di cittadinanza sta solo danneggiando le aree che ne sono maggiormente beneficiarie, per la medesima ragione noi tutti pagheremo un prezzo altissimo per questa scelta strategica, che sta rafforzando ancor più i rapporti tra politica e grandi imprese. È chiaro che la vecchia regola secondo la quale «chi paga, comanda» vale pure in tali circostanze. Distruttiva sul piano economico e sociale (poiché soffoca le logiche di mercato), la scommessa sul Pnrr fatta da Giuseppe Conte e confermata da Draghi sta insomma minando la stessa indipendenza italiana: anche se le libertà dei singoli e della comunità andrebbero anteposte a ogni altra considerazione.
Come sottolineano spesso gli storici dell’Antichità, in Grecia raramente gli schiavi morivano di fame (anche se vivevano malamente), perché era interesse del padrone mantenerli in vita. La libertà, però, è un’altra cosa.
da Il Giornale, 24 gennaio 2022