“È importante accelerare le infrastrutture per portare l’alta velocità a Roma Fiumicino e Malpensa”, dice l’esperto di trasporti. “Giusto che Ita paghi salari più alti ai suoi dipendenti”.
Andrea Giuricin, docente di Economia dei Trasporti all’università di Milano-Bicocca, ricercatore dell’Istituto Bruno Leoni. L’acquisto di Ita Airways per mano di Lufthansa chiuderà la pagina nera del trasporto aereo italiano?
«Il trasporto aereo italiano, in verità, è molto vitale. Nel 1997, i passeggeri trasportati sono stati 53 milioni. Nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, ben 161 milioni. Sono triplicati».
Eppure Alitalia non ha saputo approfittarne.
«Ecco: la pagina nera è quella che Alitalia non ha scritto. La nostra compagnia si è trovata più volte in difficoltà, in questi anni, fino al fallimento. Adesso Ita, che ne raccoglie il testimone, può entrare in un grande gruppo mondiale. Finalmente prende forma uno scenario che avremmo dovuto realizzare prima».
Draghi voleva vendere a Certares. Meloni vira su Lufthansa. È corretto?
«Certares, che pure ha investito in aziende dei trasporti e del turismo, è un fondo. Nell’acquisizione di Ita, avrebbe avuto al suo fianco Air France e Delta, è vero, ma come semplici alleati commerciali. Trovo più corretto che Ita sia integrata in un gruppo protagonista dell’aviazione civile. Le dimensioni industriali di Lufthansa sono un’ulteriore garanzia di rilancio e successo».
Se non hai le spalle forti, le low cost ti surclassano.
«È così. Peraltro il mercato resta molto complesso perché veniamo da due anni di enorme difficoltà, a causa del Covid».
Lufthansa non si è opposta a un aumento dei salari del personale di Ita Airways. È un passaggio importante?
«Ita è nata in era Omicron, chiamiamola così, ed è decollata in coincidenza con l’invasione dell’Ucraina. All’inizio del suo volo, una politica di bassi salari poteva essere giustificata. Ma ora l’emergenza Covid sembra arginata. Si torna a viaggiare e le compagnie aeree mancano di personale. Perché possa ingaggiare bravi professionisti, Ita dovrà prospettare stipendi competitivi. Le compagnie statunitensi li hanno già aumentati. Giusto che avvenga anche da noi. I costi per Ita saranno ragionevoli mentre la vera emergenza resta il caro carburanti».
Lufthansa punta ad acquistare, nel tempo, il 100% di Ita. Il nostro Stato dovrebbe conservarne una quota?
«Queste sono valutazioni e decisioni che spettano alla politica. Certo, l’ambizione dei tedeschi di avere il 100% di Ita è un buon segnale. Dimostra che Lufthansa conduce l’operazione Ita con grande convinzione».
Ferrovie dello Stato, che è una società a controllo pubblico, a suo parere dovrebbe entrare nel capitale di Ita?
«Di nuovo, queste decisioni spettano al governo. A mio parere, Ferrovie dello Stato – un eccellente giocatore – si troverebbe fuori ruolo. Il suo mestiere non è gestire una compagnia aerea».
Prende corpo, nell’attesa, il biglietto unico per treno e aereo, dopo l’accordo tra Fs e Lufthansa che va in questo senso. È una buona idea?
«Eccellente. Aiuterà i viaggiatori, sia italiani e sia stranieri. E prefigurerà un assetto intermodale, che finalmente intreccia i destini del treno e dell’aereo».
Perché la nuova Ita decolli nell’era di Lufthansa, bisognerà creare le condizioni favorevoli al suo successo. Quali riforme suggerisce?
«In Italia il costo dei biglietti aerei è appesantito da imposte e addizionali comunali. Già oggi raggiungono i 7,5 euro per ogni ticket staccato e minacciano di arrivare a 9. Rappresentano un peso eccessivo per il viaggiatore e per i conti delle compagnie, Ita inclusa. Servono, poi, nuove opere infrastrutturali».
Come il binario ad alta velocità a Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia.
«L’Italia lo ha capito. Non a caso l’alta velocità arriverà a Venezia entro il 2026. Ora è importante accelerare per Milano e Roma. Italo e il Frecciarossa, in uno scenario virtuoso, dovrebbero raggiungere Fiumicino senza passare per Termini. Certo, il Frecciarossa 1000 e Italo hanno 460 posti a bordo. Riempirli nei viaggi per gli scali non sarà un gioco da ragazzi. Ma questa è un’altra storia».
da Affari & Finanza – La Repubblica, 13 febbraio 2023