Cannabis, il diritto e la libertà d’impresa

L’emendamento del governo spinge verso la chiusura di attività che negli anni scorsi si sono moltiplicate nelle nostre città


2 Agosto 2024

Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Economia e Mercato

Con un emendamento al ddl sicurezza, la maggioranza ha proibito commercio, lavorazione ed esportazione di qualsiasi prodotto contenente sostanze derivate dalla pianta di canapa. Qualcuno dirà che andiamo in direzione opposta a quella prevalente nel mondo occidentale. Per esempio, negli Usa la marijuana a scopo ricreativo è ormai legale in 24 Stati su 50, l’uso a fini terapeutici in 38. Ma la cannabis light non ha effetti psicotropi e se la norma vuol essere «proibizionista» davvero sbaglia bersaglio.

Il problema semmai ha a che fare con due valori che la maggioranza rivendica storicamente come propri: la libertà d’impresa e la certezza del diritto. L’emendamento spinge verso la chiusura di attività che negli anni scorsi si sono moltiplicate nelle nostre città, ciascuna delle quali ha fatto investimenti e assunto collaboratori nella ragionevole aspettativa di continuare a operare e fatturare.

Sono imprese come le altre e pertanto hanno bisogno di leggi che non vengano stravolte a ogni cambio di governo, per sapere cosa possono fare e cosa no e gestirsi di conseguenza. Come tutte le altre, le guida quell’istinto imprenditoriale che nel Paese ha radici profonde, nonostante tutto. Metterne in discussione la liceità con un emendamento estivo mette a rischio posti di lavoro. E conferma l’idea che l’impresa in Italia sia sì libera, ma solo fino a quando il legislatore non si accorge di lei.

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