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Cresce il numero di clienti che voltano le spalle al regime di tutela per spostarsi sul mercato libero

22 Febbraio 2023

MF-Milano Finanza

Argomenti / Economia e Mercato

Cresce il numero di clienti che voltano le spalle al regime di tutela per spostarsi sul mercato libero. Lo rileva lo studio «Energia e concorrenza: se non ora quando?» realizzato da Giacomo Da Ros e Carlo Stagnaro (Istituto Bruno Leoni) e commissionato da Illumia. Nei primi 11 mesi del 2022 la percentuale dei clienti sul mercato libero è cresciuta dal 60 al 67% per l’elettrico, e dal 63 al 66% per il gas. Sono aumentate anche le offerte disponibili da parte degli operatori elettrici: negli ultimi 4 anni sono salite da 774 a ben 1.188.

Il crollo delle formule a prezzo bloccato durante l’estate 2022, invece, ha fatto abbassare significativamente le offerte gas, da quasi mille a circa 600. Oggi, sono circa mille le imprese che vendono energia elettrica e gas sul libero mercato, occupando circa 20mila addetti (che raddoppiano considerando l’indotto) con investimenti in media di 150 milioni di euro l’anno.

Ma c’ è davvero convenienza a lasciare il mercato tutelato? La risposta non è univoca. Nel mercato elettrico, il numero di offerte più convenienti rispetto alla maggior tutela è andato crescendo di pari passo con l’aumentare dei prezzi e della volatilità: nei primi mesi del 2022, infatti, tra il 50 e il 70% dei casi battevano la tutela, con un risparmio fino al 40%. Nel mercato gas, invece, solo il 20% delle offerte disponibili è risultato più conveniente rispetto a quelle della maggior tutela, ma il risparmio massimo ha raggiunto picchi del 90%.

La distanza tra mercato libero e tutela si è accorciata durante l’estate scorsa. Le cause? Secondo gli autori del rapporto sono sia esogene che endogene. Nelle prime rientrano il forte aumento dei prezzi e le difficoltà per i venditori di accedere a forniture per i mesi invernali sulla base di contratti a termine. «Lo spostamento del paniere di acquisti all’ingrosso verso lo spot ha, inevitabilmente, influenzato la possibilità di fare offerte a prezzo fisso», spiega lo studio. Nelle cause endogene, invece, rientrano gli interventi del governo, dalla tassazione dei cosiddetti extraprofitti, all’obbligo di rateizzazione, fino al divieto di adeguamenti unilaterali dei contratti. Queste misure «hanno acuito la situazione di stress finanziario degli operatori, rendendo loro pressoché impossibile mantenere offerte tanto attrattive quanto nei mesi precedenti».

Secondo Marco Bernardi, presidente di Illumia, «oggi l’unica leva per abbassare i prezzi è ridurre i consumi, efficientare le strutture e mettere in campo strumenti come l’autoconsumo e le comunità energetiche».

da MF-Milano Finanza, 22 febbraio 2023

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