Cattiva politica, cattiva moneta

L'aumento dei prezzi che ci sta impoverendo ci insegna che la moltiplicazione della moneta produce conseguenze deleterie

3 Luglio 2022

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Politiche pubbliche

Dietro a ogni aumento dei prezzi ci sono numerosi fattori. Se ad esempio alcuni grandi bastimenti sono bloccati in un porto com’è successo con il grano ucraino è normale attendersi che quella scarsità produca prezzi più alti per il consumatore. La situazione che viviamo, però, vede un’impennata dei prezzi in settori diversissimi; e questo deve farci capire che la principale radice del problema è monetaria. In soldoni, sono decenni che le banche centrali adottano politiche «espansive», che hanno immesso enormi quantità di denaro nell’economia. La scelta di tenere bassi tassi d’interesse ha spinto molti a rivolgersi agli istituti di credito per farsi finanziare, con il risultato di aumentare la massa monetaria.

Poi, certo, ci sono anche fattori peculiari; e così i voli aerei di questa estate saranno più cari, dato che la guerra ha portato a un innalzamento del costo del petrolio, ma lo stesso vale per il comparto agro-alimentare, con il prezzo del latte che ora dà soddisfazioni ai produttori. La ragione generale, comunque, sta nella gestione della moneta. Come mai, però, negli anni passati quelle politiche valutarie non si sono tradotte in prezzi più alti? Il motivo è che abbiamo goduto dei benefici dello sviluppo tecnologico e dell’aumento degli scambi. I prezzi sono rimasti stabili anche quando avrebbero dovuto calare. Oggi, però, la globalizzazione sta perdendo colpi a causa delle nuove barriere, mentre i sistemi produttivi devono pure fare i conti con lo stress delle politiche contro la pandemia. Gli aumenti che abbiamo dinanzi agli occhi e che ci stanno impoverendo, allora, dovrebbero insegnare che la moltiplicazione della moneta produce conseguenze deleterie. Ne discende, infatti, che ogni relazione economica si fa sempre più difficile, poiché una valuta che perde valore non è efficace come strumento di scambio e, soprattutto, disincentiva dal risparmiare. In questo modo, viene meno quell’accumulazione capitalistica che è la premessa agli investimenti.

I governatori delle banche centrali hanno sbagliato per anni e l’hanno fatto per soddisfare le esigenze della politica. È chiaro, ad esempio, che l’Italia gravata da un debito mostruoso avrà molto da patire dall’aumento dei tassi di interesse, che non potranno più essere mantenuti a livelli artificiosamente bassi. Ed egualmente saranno in sofferenza quanti intendono accedere al credito e dovranno pagare il denaro molto di più di quanto non s’è fatto finora. Una cattiva politica ha prodotto una cattiva moneta, che ora si palesa con l’inflazione in corso. Cambiare strada non sarà facile, ma è necessario.

da Il Giornale, 2 luglio 2022

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