9 Settembre 2022
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Diritto e Regolamentazione
La scelta di Giuseppe Conte di sbarrare la strada al governo, in queste settimane sempre più difficili per l’economia, appare ingiustificabile. Il leader dei Cinquestelle sta giocando una partita assai cinica, nella quale s’intrecciano calcoli elettorali e tardive vendette. Se però continuerà con l’ostruzionismo al Senato, l’ultimo decreto «aiuti» (siamo ormai al ter) finirà per impantanarsi, mentre ogni tentativo di affrontare la crisi energetica sarà rinviato sine die.
Di fronte a tale fuoco di sbarramento contro misure che promettono sostegni a imprese e famiglie si potrebbe anche pensare che Conte ora voglia farla finita con slogan e scelte politiche che sanno molto di ridistribuzione delle risorse. In realtà, il M5S è il partito del reddito di cittadinanza: da sempre favorevole alle elargizioni di Stato. Per giunta, in quel decreto ci sono tante cose diverse e alcune misure sono sospensioni o riduzioni di prelievi pubblici.
Se i Cinquestelle sono contro questo decreto non è perché, da un giorno all’altro, si sono scoperti «liberisti selvaggi». Non è allora contro gli aiuti che Conte ha deciso di lanciarsi, ma invece contro la possibilità che qualcuno provi a fare ora, e al più presto, qualcosa che renda meno gelido l’inverno e meno salate le bollette.
Si pensi alla situazione veramente drammatica, su cui s’è soffermato Nicola Porro nel suo ultimo programma televisivo, di quelle aziende che hanno investito nel foto voltaico e che ora sono costrette a cedere energia alla rete a un prezzo che è circa un decimo di quello del mercato (e che le stesse imprese pagano quando acquistano energia!).
C’è bisogno di agire velocemente, allora? Senza dubbio. È indispensabile che le imprese a rischio di sopravvivenza possano veder diminuire la pressione fiscale ed è pure importante che questo valga non soltanto per le aziende ufficialmente classificate come «energivore». In effetti, molte altre lo sono di fatto e però non possono godere di alcun trattamento di favore.
C’è anche e soprattutto bisogno di liberare il campo, favorire la massima libertà d’impresa nel settore energetico e, di conseguenza, permettere che chi intende produrre energia (anche nelle forme più modeste) lo possa fare senza problemi e sia autorizzato a commerciarla liberamente, a quelli che sono ora i prezzi di mercato.
È vero che i decreti leggi sono uno strumento di cui s’è abusato, al punto che siamo ormai entrati in uno «stato di eccezione» senza fine. Fa però sorridere che proprio il partito dell’ex-premier Conte, che durante la pandemia ci ha investito quasi quotidianamente di Dpcm, oggi scenda in campo contro la decretazione d’urgenza. Non credano che tutti abbiamo perso la memoria.
da Il Giornale, 9 settembre 2022