Chi sta calpestando la Corte costituzionale

Per la prima volta da tempo la composizione della Corte costituzionale è ridotta al minimo legale, con molte conseguenze sul sistema giuridico

11 Dicembre 2024

La Stampa

Serena Sileoni

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Per la prima volta da decenni, la composizione della Corte costituzionale è ridotta al minimo legale. Tra dieci giorni concluderanno il loro mandato il presidente Augusto Barbera e i vicepresidenti Franco Modugno e Giulio Prosperetti. Poiché le decisioni devono essere prese dai giudici presenti a tutte le udienze in cui si è svolto il giudizio, i tre giudici uscenti già ora non partecipano più alle sedute la cui trattazione finirà dopo il 21 dicembre, data di cessazione del loro incarico. Alla loro assenza, va sommata quella della presidente emerita Silvana Sciarra, che ha terminato il mandato più di un anno fa.

Non è una notizia solo per addetti ai lavori. Al contrario, attiene al sistema democratico per due motivi, entrambi di funzionamento e al tempo stesso di principio. Il fatto che, con quattro giudici in meno su quindici, gli undici rimasti equivalgono al numero necessario alla Corte per funzionare vuol dire vietato ammalarsi. Ma soprattutto vuol dire che, se per qualsiasi accidente manca anche un solo giudice, la Consulta deve rallentare i lavori. La relativa celerità con cui, da molti anni, la Corte decide è una garanzia di certezza del diritto, di tutela delle libertà fondamentali quando censura norme a loro contrarie, di ordinato svolgersi dei rapporti istituzionali, quando invece risolve un conflitto tra poteri dello Stato. Peraltro, e anzi non a caso, mentre la Corte trattiene una causa sul suo tavolo, i processi ordinari si sospendono in attesa che essa chiarisca le questioni. Tempi lunghi, quindi, si traducono sia in un protrarsi dell’incertezza normativa o di potenziale lesione dei diritti fondamentali, sia in un rallentamento della giustizia ordinaria o in un permanere di tensioni istituzionali.

Non consentire al giudice delle leggi di poter avviare i procedimenti è, insomma, una vera e propria negazione di diritto e di giustizia. C’è poi un altro motivo per cui il Parlamento deve sbrigarsi a votare i nuovi giudici. E attiene al perché non lo ha ancora fatto. In questi mesi, la scena andata in onda è quella di una logica di ripartizione politica dei quattro nomi da individuare. Sarebbe inutile negare che, trattandosi di una elezione parlamentare, le simpatie per le idee politiche, in senso ampio, non contino. Di conseguenza, se i nomi da eleggere sono più di uno vi sarà un accordo tra le forze politiche di maggioranza e minoranza. Tuttavia, i giudici eletti dal Parlamento devono essere scelti, più che per il loro passato che possono certificare, per il futuro che possono garantire. Chi si è stati e quali affiliazioni ci si porta appresso contano perché i partiti possano individuare dei nomi da votare. Ma alla fine è l’autorevolezza a dover contare di più. E non solo per motivi alti come il decoro dell’istituzione o il ruolo cruciale della giustizia costituzionale in un sistema democratico. Volendo mettersi in un’ottica più parziale e interessata, la capacità di esprimere competenza e prestigio deve contare proprio per permettere che in Corte giungano diverse sensibilità e diverse interpretazioni, come vorrebbero – ognuna per la propria visione – le stesse forze politiche. Durante l’udienza pubblica di saluto di ieri, il presidente uscente Barbera ha ricordato che «nel lavoro della Corte costituzionale è essenziale il metodo della collegialità».

Non c’è motivo di credere che i giudici, quando si confrontano, non si facciano portatori delle loro idee, magari dei loro pregiudizi. Ma è difficile immaginare che senza un effettivo e reciproco riconoscimento di autorevolezza e senso istituzionale le loro parziali visioni possano essere tenute nella giusta considerazione durante il confronto collegiale e possano, quindi, contribuire alle decisioni tanto attese. Il grado di maturità delle forze politiche si misura anche dal modo in cui sono affrontate simili questioni, che, come detto, sono solo apparentemente per addetti ai lavori.

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