Il nazionalismo economico non paga: lo conferma lo scontato esito della vicenda del cloud nazionale. Partiamo dal fondo: la settimana scorsa, il Consiglio di Stato ha riscontrato l’irregolarità della procedura con cui la realizzazione del “Polo strategico nazionale per il cloud nazionale” è stata affidata alla cordata composta da Tim-Cdp-Leonardo-Sogei. L’opera, che fa parte degli investimenti del Pnrr, avrebbe dovuto essere messa a gara. L’offerta migliore proveniva da Fastweb-Aruba ma le regole predisposte dal ministro Vittorio Colao consentivano da parte del soggetto promotore l’esercizio del diritto di prelazione, puntualmente utilizzato. Non solo: tale diritto non è stato applicato replicando l’offerta vincitrice, ma formulando quella che il Consiglio di Stato ha definito una “ibridazione” tra le due offerte.
Il ricorso da parte degli esclusi era inevitabile e scontato. La magistratura amministrativa ne ha riconosciuto pienamente le ragioni: prima il Tar a marzo, e ora il Consiglio di Stato, hanno certificato che ciò “equivale a dire che candidamente l’amministrazione ha ammesso di consentire la flagrante violazione dell’art. 183 comma 15 del codice dei contratti pubblici che non consente affatto soluzioni equivalenti nell’esercizio del diritto di prelazione, bensì le ‘medesime’ condizioni offerte dall’aggiudicatario”. Di conseguenza, “all’illegittimo esercizio della prelazione consegue che la concessione è stata, nella sostanza, affidata senza gara”.
Le conseguenze della decisione sono limitate, in quanto la cordata selezionata potrà proseguire nei lavori mentre lo Stato dovrà riconoscere un indennizzo a Fastweb e Aruba. Ma questa vicenda è estremamente istruttiva perché i rischi del bando e della procedura erano stati immediatamente denunciati da più parti, ma tali avvertimenti non erano stati minimamente presi in considerazione: se lo si fosse fatto, ci saremmo risparmiati questa ennesima rogna. La strategia seguita dal Governo Draghi si inserisce perfettamente nel contesto del nazionalismo economico che sta prendendo sempre più piede. In questo contesto, va dato atto al partito sovranista per eccellenza, nonché unico partito di opposizione, cioè Fratelli d’Italia, di averne da subito attaccato gli evidenti profili di illegittimità. Oggi spetta oggi al medesimo partito, nel frattempo giunto al governo, tentare di difendere l’operato pur non condiviso dell’esecutivo precedente.
Vedremo se e come proseguirà la battaglia legale. Speriamo, quanto meno, che il governo non ripeta gli errori di chi lo ha preceduto e non abbia la pretesa di scegliere a monte i vincitori e costruire procedure che, come castelli di carta, per fortuna e nonostante tutto possono essere smantellate facilmente dai presidi a tutela dello Stato di diritto. Ancora una volta, a pagare il prezzo della hybris dirigista dei governi saranno i contribuenti con le proprie tasse.
7 novembre 2023