Come sfasciare quel che resta dell'Italia/2

Il commento di Andrea Giuricin

14 Aprile 2017

Panorama

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Tutti in bici e pedalare. È un Paese a misura di cinesi quello disegnato nel programma sui Trasporti. Peccato che a Pechino, anche sul fronte delle due ruote, le idee con le quali Grillo spera di portare i suoi al governo siano già considerate vecchie e obsolete.

«Leggo di parcheggi per le bici e piste ciclabili. Se i grillini pensano di risolvere così il problema del traffico… In Cina hanno modelli di bike sharing che funzionano davvero, col gps, e possibilità di lasciare il mezzo ovunque, da noi finora è stato un fallimento» spiega il professore Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti alla Bicocca di Milano, visiting professor al Cars di Pechino.

Il manifesto grillino prevede poi una lunga serie di «no», come quello al Ponte sullo Stretto, alla Tav in Val di Susa, ai nuovi parcheggi, alle auto nei centri storici, con tanto di stangata fiscale. Per il resto siamo alle buone intenzioni: sostegno al pendolarismo, car sharing, bus elettrici, corsie preferenziali, telelavoro. Neanche una parola sullo sviluppo della Tav al Sud, nulla sul trasporto aereo, niente su autostrade e metropolitane. Agli atti la proposta più originale resta la funivia promessa da Virginia Raggi a Roma per collegare il centro alla periferia.

«Tutte le idee dei grillini» spiega Giuricin «non affrontano i veri nodi del trasporto. Per esempio, a Roma s’è scelta la strada del sostegno a un’azienda in rosso, l’Atac, invece che provare a introdurre la concorrenza con gare pubbliche. Ma lo stesso vale anche per i trasporti regionali, che hanno molto a che fare col pendolarismo: anche qui non c’è alcun riferimento alla liberalizzazione».

Da Panorama, 13 aprile 2017

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