24 Maggio 2022
Il Foglio
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
Argomenti / Diritto e Regolamentazione
Il richiamo di Mario Draghi alla sua maggioranza in merito alla necessaria accelerazione delle riforme, e in particolare del ddl Concorrenza, solleva un problema con cui i partiti devono confrontarsi. Dalla sollecita attuazione del provvedimento dipende l’erogazione dei fondi europei. Ma il tema su cui la discussione sembra essersi arenata – l’annosa questione delle concessioni balneari – è la perfetta sintesi della bancarotta intellettuale della politica in generale, e del centrodestra in particolare.
Il tema riguarda solo in piccola parte il merito delle decisioni da prendere. La difesa dei balneari è visibilmente un pretesto per bloccare le pur timide liberalizzazioni previste dal disegno di legge varato a novembre. Oltre tutto, il compromesso raggiunto solo poche settimane fa è ben lontano dal dare una risposta definitiva alle richieste di Bruxelles. Sul piano tecnico, la decisione del Consiglio di stato, che ha clamorosamente bocciato la maxi proroga voluta dal Conte gialloverde, impone di rientrare nel perimetro del diritto dell’Unione. Ma l’emendamento della discordia non stabilisce un meccanismo trasparente di gare: semplicemente delega il governo a trovare una via d’uscita.
Bisogna essere davvero molto ottimisti per pensare che i tanti ministeri coinvolti troveranno un accordo prima delle elezioni: quindi la faccenda nei fatti viene solo rinviata. Quello che è in ballo, allora, è una bandierina: da un lato c’è chi vuole fissare quanto meno il principio della contendibilità delle concessioni; dall’altro chi pretende di lottare contro il diritto e contro la storia.
Il nodo politico che finora non è stato sciolto sta semplicemente qui: nel centrodestra non c’è praticamente nessuno che ha il coraggio di dire che le concessioni balneari non possono essere un lascito feudale. Nel centrosinistra sono solo una piccola minoranza, parte della quale oltretutto tiene la posizione più per disciplina che per convinzione. Quale futuro può avere un paese nel quale il carro dei rentier è stracolmo, quello dell’uguaglianza delle opportunità sconsolatamente deserto?
da Il Foglio, 24 maggio 2022