7 Ottobre 2024
Corriere della Sera
Alberto Mingardi
Direttore Generale
Argomenti / Politiche pubbliche
Per i governi le previsioni non sono solo un esercizio statistico. Il tasso di crescita atteso giustifica la politica economica. Se è un po’ più alto, anche le entrate fiscali lo saranno, dunque possiamo prendere maggiori impegni di spesa. L’economia andrà meglio domani, non serve stringere la cinghia oggi. Il «Piano strutturale di bilancio di medio termine», elaborato dal ministero dell’Economia in coerenza con le nuove regole fiscali europee, rappresenta qualcosa di nuovo. Un documento sorprendentemente onesto, che evita stime funamboliche e traguarda tassi di crescita, per i prossimi anni, modestamente attorno all’1% del PIL (l’1,3 il prossimo anno, lo 0,7 nel 2029).
A fronte di quelle previsioni, il ministro Giorgetti propone un sentiero prudente, per cui gli incrementi di spesa pubblica attesi dovrebbero essere al di sotto del livello dell’inflazione. Il che significa una riduzione in termini reali. Le dichiarazioni del ministro hanno fatto scoppiare un dibattito sui «sacrifici». Forse, uno Stato che pesa metà del reddito nazionale qualche sacrificio lo potrebbe anche fare. Ciò che più conta, però, è l’operazione-verità. Qualcuno sentirà la mancanza dei miracoli del Pnrr: gli investimenti pubblici sono stati ingenti, gli effetti sulla crescita modesti. Ma meglio dirsi la verità, suggerisce Giorgetti. Conoscere, non sognare, per deliberare.