Il governo italiano ha affermato nei giorni scorsi di essere preoccupato dall’allentamento delle regole europee sugli aiuti di stato che sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo del 9-10 febbraio. Secondo Palazzo Chigi, ciò potrebbe dar luogo a forme di concorrenza sleale da parte dei paesi con maggiore spazio fiscale, quali la Germania e la Francia. È una notizia buona e non scontata. È per noi anche una svolta epocale – una Zeitenwende, per dirla con un’espressione resa celebre dal Cancelliere Scholz dopo l’aggressione russa in Ucraina. Da diversi anni, infatti, il nostro paese (con il consenso pressoché unanime dei partiti) si era sempre accodato alle richieste, capitanate proprio da Parigi e Berlino (pour cause, come vedremo), per una politica industriale europea più “assertiva”, una maggiore libertà nel ricorso agli aiuti di stato e, più in generale, un minore rigore nell’attuazione della politica antitrust. Per esempio, nel 2020 (dopo la bocciatura da parte della Commissione della fusione Alstom-Siemens) assieme a Francia, Germania e Polonia chiedemmo di introdurre valutazioni di tipo strategico nelle decisioni sulla concorrenza per permettere la creazione di “campioni” in grado di competere con i colossi americani e cinesi.
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