La casa editrice Liberilibri sta pubblicando diverse opere di Mario Vargas Llosa inedite in Italia. All’inizio dell’anno è uscito Sogno e realtà dell’America Latina, ora è la volta di Sciabole e Utopie, con l’introduzione di Alberto Mingardi.
Sono 31 saggi che ripercorrono tanto la storia moderna e tormentata dell’America Latina quanto gli stessi tormenti dello scrittore premio Nobel che oggi, scrive Mingardi, è «il massimo intellettuale pubblico liberale dei nostri tempi», dopo aver attraversato in gioventù il dogmatismo marxista.
Il lettore troverà tra le «pagine sparse» di Vargas Llosa anche alcune lettere: una indirizzata a un dittatore argentino, il generale Jorge Rafael Videla, e una inviata a Fidel Castro sul caso del poeta Heberto Padilla perseguitato a Cuba (in calce si leggono anche i nomi di Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Alberto Moravia, Dacia Maraini, Giulio Einaudi, Rossana Rossanda).
Oltre alla politica c’è tanta letteratura: come se per scappare dai regimi autoritari gli scrittori, da Borges a García Màrquez, avessero dovuto inventare un mondo parallelo più vero per riconquistare una realtà infiammata. Senza letteratura non ci sarebbe, forse, nemmeno libertà. Sarà per questo che Vargas Llosa iniziò così il suo discorso a Stoccolma: «Ho imparato a leggere a cinque anni, nella classe di frate Justiniano, nel Collegio de la Salla, a Cochabamba, in Bolivia. È stata la cosa più importante che mi sia successa nella vita».
Il libro di Vargas Llosa Sciabole e Utopie è edito da Liberilibri (introduzione di Alberto Mingardi, traduzione di Alessandra Battistelli e Conzuelo Fogante, pp. LXVIII-302, euro 20)
dal Corriere della Sera, 25 settembre 2020