Così la burocrazia calpesta anche la laurea triennale

La laurea quinquennale potrebbe essere requisito necessario per diventare dirigente della pubblica amministrazione

7 Aprile 2015

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

La proposta avanzata in Commissione Affari istituzionali dalla senatrice Linda Lanzillotta del Pd, e accolta dal ministro Marianna Madia, di considerare la laurea quinquennale (e non già una semplice laurea triennale) requisito necessario per diventare dirigente della pubblica amministrazione mostra come sia difficile uscire dalle secche della cultura libresca. Nonostante la laurea detta «breve» fosse stata introdotta proprio per immaginare percorsi educativi più basati sull’esperienza e sulla pratica, invece che su un insieme di corsi ed esami, questa scelta del governo Renzi – che pure si vorrebbe tanto innovatore – conferma che un vero riformismo resta un obiettivo lontano.

Nessuna impresa privata adotterà mai una simile regola: valutando invece caso per caso e, soprattutto, premiando la sostanza sulla forma. Uno dei protagonisti del boom economico del dopoguerra, Virginio Floriani (che dal nulla creò la Telettra), era addirittura contrario all’introduzione dei cartellini da timbrare all’ingresso e all’uscita, persuaso che un’impresa funzioni quando non misura i minuti in cui i dipendenti stanno all’interno dell’azienda, ma fa in modo che tutti lavorino bene. C’è chi può stare in ufficio otto ore a scaldare la sedia e chi, invece, in sole sette ore dà un contributo prezioso.

Leggi il resto su Il Giornale, 4 aprile 2015

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