Da Margaret a Theresa, il complicato rapporto con l'Europa

Quarant'anni dopo la Lady di ferro, un'altra premier col tormento di Bruxelles. Ma il caos attuale è colpa di un uomo

28 Marzo 2019

Corriere della Sera

Antonio Polito

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Cominciò recitando una preghiera francescana: «Dove c’è discordia, che noi possiamo portare armonia. Dove c’è errore, che possiamo portare verità. Dove c’è dubbio, fede. Dove c’è disperazione, speranza». Il 4 maggio del 1979, quarant’anni fa, per la prima volta nella storia una donna era stata eletta a capo di un governo in Occidente.

Quarant’anni dopo l’ascesa al potere di Margaret Thatcher, a Downing Street, residenza del premier britannico, c’è di nuovo una donna, Theresa May. Chissà per quanto ancora. Fare paragoni tra le due leadership è ovviamente impossibile. E forse anche un po’ blasfemo, visto il ruolo che si è conquistata nella storia del mondo la Lady di ferro.

«La signora Thatcher è la persona che ha definito i contorni della battaglia politica fondamentale della sua epoca. La signora May è diventata primo ministro perché è stato l’unico esponente politico del suo partito a non aver preso posizione apertamente sulla questione politica fondamentale della sua generazione, cioè Brexit sì Brexit no» dice Alberto Mingardi, saggista e fondatore dell’Istituto Bruno Leoni.

In effetti la distanza è grande, e però un filo c’è, a legare queste due epoche così lontane e queste due signore così diverse: ed è il rapporto tormentato della Gran Bretagna con l’Europa che, proprio dalla Thatcher in poi, è diventata l’ossessione di una parte importante del Partito conservatore, aprendo al suo interno una lunga guerra civile che ha portato poi la Gran Bretagna fino alla Brexit e al caos politico dei nostri giorni. Osserva lo storico inglese Donald Sassoon: «La colpa di tutto questo non è della signora May. La colpa di tutto questo è di David Cameron, che per motivi puramente di partito, e cioè per mettere a tacere (così pensava lui) i suoi euroscettici, ha indetto un referendum che pensava di vincere e invece ha perso, provocando così la più grave crisi per la Gran Bretagna dal 1945 in poi».

Quarant’anni fa il populismo non era ancora nato. Anzi: il partito conservatore era espressione dell’establishment, dominato da una élite di maschi benestanti, selezionati nei college di Oxford e Cambridge; al punto che l’elezione di una donna di provenienza piccolo borghese, definita con sprezzo «la figlia del droghiere», fu un evento, e uno choc per molti. Neanche lei, Margaret Thatcher, lo credeva possibile appena qualche anno prima: «Almeno nel corso della mia vita – aveva detto – credo che il massimo cui una donna possa aspirare è il ministero del Tesoro».

dal Corriere della Sera, 28 marzo 2019

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