Decreto bond subordinati: il rischio sistemico della credibilità

Per proteggersi da un paventato rischio sistemico, c'è il pericolo di mettere a repentaglio l'affidabilità delle istituzioni

20 Giugno 2017

IBL

Argomenti / Politiche pubbliche Teoria e scienze sociali

Si scrive «proroga dei termini di scadenza delle obbligazioni subordinate emesse da una banca che abbia chiesto di accedere a una ricapitalizzazione precauzionale». Si legge «rinvio del pagamento delle obbligazioni subordinate di Veneto Banca».

È la rubrica di un decreto legge approvato la settimana scorsa, in vista della scadenza delle obbligazioni subordinate emesse dalle banche venete che hanno richiesto l’intervento dello Stato. Davanti alla prospettiva dell’impossibilità per la banca di onorare i debiti contratti con la sottoscrizione di tali obbligazioni, lo Stato ha fatto da scudo, dando una proroga di sei mesi agli istituti, come Veneto Banca, che hanno richiesto un intervento dello Stato. Mentre si discuteva di garanzie e salvataggi di Stato, il governo ha fatto molto di più: ha usato il suo potere legislativo per intervenire a gamba tesa rispetto a quella che è, a tutti gli effetti, una vicenda creditizia tra soggetti privati. Gli effetti, trattandosi di un provvedimento ad hoc mascherato da atto avente forza di legge, potranno estendersi anche ad altre banche in situazioni simili nei prossimi mesi, come la Popolare di Vicenza. Intanto, domani sarebbero scadute le obbligazioni subordinate di Veneto Banca per un valore di 150 milioni di euro, di cui 85 da rimborsare. Soldi che, al momento, i risparmiatori non vedranno recapitarsi per via di questo decreto legge. Si può pensare che lo scudo temporaneo serva a proteggere l’economia italiana da un effetto negativo sistemico dell’incapacità della banca di pagare questo tipo di obbligazioni. O che l’iniziativa serva a comprare (ancora) tempo, nella speranza (illusione) che il tempo regali una soluzione. Il motivo ufficiale, però, è che essa consentirà, in caso di intervento pubblico, la parità di trattamento tra creditori subordinati per la condivisione del fardello. Oltre al danno, ufficialmente la beffa.

Anche a chi voglia credere che la scelta del governo protegga da un rischio sistemico (la Commissione europea ha dichiarato che essa può contribuire a ridurre l’importo degli aiuti pubblici necessari per il salvataggio delle banche), non sfuggirà che essa espone a uno ben più grande: l’affidabilità delle nostre istituzioni, creditizie e di governo, davanti sia agli occhi dei risparmiatori italiani sia di quanti ci osservano da fuori. Un rischio di credibilità che non possiamo permetterci di correre.

20 giugno 2017

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