Decreto “casa” diritto e buon senso

La regolazione sta uccidendo il diritto propriamente inteso con conseguenze a dir poco devastanti per tutti

1 Luglio 2024

La Provincia

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Sta ormai entrando nel vivo la discussione sul decreto “salva casa”, entrato in vigore il 30 maggio scorso. Anche se quanti l’avversano parlano di un ennesimo e vergognoso condono volto a favorire chi opera nell’illegalità, il decreto è un primo tentativo di sfrondare l’assurda normativa che grava sulle case e impedisce ai proprietari di disporre di quelle risorse come reputano sia meglio.

In realtà, è positivo che anche da noi non si metta in croce chi ha spostato una tramezza senza chiedere alcuna autorizzazione alle autorità; e non c’è proprio niente di sbagliato nel fatto che ognuno elevi soppalchi, se lo ritiene opportuno.

Si può affermare che lentamente si sta prendendo consapevolezza che la regolazione uccide il diritto propriamente inteso, producendo conseguenze devastanti.

Per questo è una buona cosa che il decreto ampli le categorie di interventi che possono essere eseguiti in “edilizia libera”, senza dover chiedere alcun titolo abilitativo né permesso o comunicazione.

In fondo, è guidato da una certa ragionevolezza chi s’è reso conto che non c’è grande differenza tra un soffitto all’altezza di 280 cm e uno invece a 270 cm: specialmente se si è convinti che un proprietario, a casa sua, dovrebbe poter fare quello che vuole, senza danneggiare gli altri. Per giunta, gli standard fissati da esperti e tecnici aiutano soltanto a moltiplicare la burocrazia e a creare occasioni di prelievo tributario, penalizzando i ceti più deboli.

C’è allora un vizio aristocratico tanto fastidioso quanto irresponsabile in chi pretende che un’abitazione, ad esempio, debba avere almeno 28 metri quadrati. La conseguenza di tale diktat non è stato di attribuire a tutti ampi quadrilocali, ma invece di togliere opportunità a chi non ha grandi mezzi. Queste regole, in effetti, producono prezzi sempre più alti. E d’altra parte, chi tra di noi preferirebbe ricevere in regalo un monolocale di 28 mq nell’estrema periferia milanese invece che 20 mq nel distretto di Montenapoleone oppure di Brera? Se a Parigi ci sono già abitazioni che hanno dimensioni veramente minuscole, in genere utilizzate per brevi periodi, la ragione è ben chiara a tutti.

Oggi il ministro Salvini sembra voler accantonare una regolazione asfissiante, sostituendola con una meno invasiva: la speranza è che il dibattito parlamentare e gli emendamenti l’aiutino a muoversi in questa direzione. E sicuramente un passo in avanti e la speranza è che, lungo questa strada, si comprenda che la regolazione in quanto tale va avversata, dato che dissolve il diritto nei suoi pilastri fondamentali: dalla proprietà al contratto.

Anche se proveniamo da un mondo ben più libero e anche se per millenni nessun governante è mai stato tanto molesto con i proprietari di casa, ormai siamo abituati a tutto: all’idea che ci si possa impedire di affittare per brevi periodi, che i termini contrattuali debbano essere definiti per legge, che ogni modifica possa aver luogo solo grazie a una concessione della tecnostruttura, ecc.

Abbiamo smarrito il senso originario della libertà e della responsabilità. Forse una politica che adotta come criterio il buon senso può aiutarci a riscoprirlo un poco alla volta.

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