Se, a furia di sentir parlare di razza (Lollobrigida), italianità (Meloni), etnia (Roccella) o identità (Sangiuliano), siete tornati ad arrovellarvi su cosa mai vogliano dire queste parole, in generale e soprattutto in uno stato dalle controverse vicende unitarie, con una lingua comune solo da quando esiste la televisione e una diversità di tradizioni che tagliano almeno in due lo stivale, riteniamo di potervi tranquillizzare: nemmeno il governo lo sa. O comunque non lo spiega il disegno di legge “per la promozione e tutela del made in Italy”, predisposto dal ministro Adolfo Urso per valorizzare “le produzioni d’eccellenza, le bellezze storico artistiche e le radici culturali nazionali, quali fattori da preservare e tramandare non solo a fini identitari ma anche per la crescita dell’economia nazionale”.
continua a leggere sul Foglio.it