Perché il governo non finanzia la manovra sui prezzi dell’energia tagliando i sussidi ambientalmente dannosi (sad)? La risposta breve è questa: è essa stessa un sussidio ambientalmente dannoso, secondo la metodologia adottata dal ministero della Transizione ecologica. Questa contraddizione fornisce l’occasione per fare chiarezza su un tema tanto ricorrente, quanto ( finora) privo di concrete applicazioni pratiche, nonostante persino la Nota di aggiornamento al Def lo metta all’ordine del giorno.
Per anni il ministero dell’ambiente, poi sostituito dal Mite, ha pubblicato un catalogo che conta diverse centinaia di sad.
L’ultima edizione è aggiornata al 2019 e si apre con una citazione dal Don Giovanni: “Madamina, il catalogo è questo… Un catalogo egli è che ho fatt’io; osservate, leggete con me”. Spiega il Mite: “Si considera una definizione molto ampia di sussidio comprendendo incentivi, agevolazioni, finanziamenti agevolati ed esenzioni da tributi direttamente finalizzati alla tutela dell’ambiente… In alcuni casi, è stato incluso anche una tipologia di sussidio ‘ implicito’, ovvero quella forma di agevolazione che emerge implicitamente da una determinata differenziazione del livello di tassazione che può favorire l’adozione di tecnologie o combustibili più o meno inquinanti”.
Infatti, il “sussidio” singolarmente più importante è la differenza nell’accisa tra il gasolio (62 centesimi di euro al litro) e la benzina (73 centesimi), corrispondente a 5,1 miliardi di euro di mancato gettito. Naturalmente, sempre secondo la definizione citata, il sussidio potrebbe essere azzerato semplicemente tagliando l’accisa sulla benzina: ma poiché chi vuole “eliminare i sad” pretende anche di ottenerne del gettito, bisogna dedurne che la proposta è di aumentare le accise sul gasolio per autotrazione di 11 centesimi. Ed è solo l’inizio. Alcune categorie beneficiano di sconti o rimborsi sulle accise: gli agricoltori (913 milioni di euro), gli autotrasportatori (1,6 miliardi), il trasporto aereo (1,8 miliardi) e quello marittimo (460 milioni). Tutte tasse da aumentare.
Poi c’è l’energia elettrica, che sarà al centro del Consiglio dei ministri di oggi. Secondo la narrativa dei terribili sad bisogna subito smettere di mitigare gli aumenti, abbandonando misure come la riduzione al 5 per cento dell’aliquota Iva sul gas e lo spostamento degli oneri generali di sistema dalla bolletta della luce alla fiscalità generale. Bisogna anzi andare oltre: il catalogo del Mite denuncia come “ambientalmente dannosi” l’esenzione dall’accisa per i consumi elettrici nelle abitazioni ( 587 milioni), l’aliquota Iva agevolata per le famiglie (1,8 miliardi) e le imprese (1,3 miliardi), le agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia (580 milioni di euro a cui si aggiunge un miliardo relativo alla distribuzione gratuita di permessi per la CO2).
Considerare tali agevolazioni ambientalmente dannose è incomprensibile, visto che il governo reputa ambientalmente virtuosa l’elettrificazione dei consumi, dalle pompe di calore alle auto elettriche. Infine, se vuole tagliare i sad, il ministro Daniele Franco deve avvisare il governatore Christian Solinas che i sardi possono dimenticarsi le agevolazioni per il gasolio da riscaldamento di cui godono assieme agli abitanti delle zone montane e delle isole minori (153 milioni).
Le voci citate rappresentano, congiuntamente, i due terzi di tutti i sad censiti dal Mite. La restante parte è frazionata in una miriade di rivoli, la maggior parte dei quali di minuscola entità. Quindi, chi chiede un intervento sui sad sta invocando un generalizzato aumento del prezzo dei prodotti energetici. Non che alcune di queste voci non siano veramente distorsive: per esempio gli sconti per agricoltori e autotrasportatori potrebbero e dovrebbero essere ripensati. Ma chiederne un taglio brutale e pretendere di ricavarne del gettito significa o essere del tutto inconsapevoli delle conseguenze oppure, più probabilmente, non avere la minima idea dei criteri con cui i sad vengono misurati.
Il problema è che questi slogan sono giustificati da un documento che, anno dopo anno, alimenta l’idea di un costante flusso di denaro a beneficio degli inquinatori. La metodologia del catalogo è priva di valore informativo ai fini delle decisioni di policy. Tra l’altro, la principale fonte a cui attinge, cioè il rapporto del Mef sulle spese fiscali, non riporta ( giustamente) voci importanti, come la differenza tra gasolio e benzina. Né essa è considerata ( al contrario, è esplicitamente esclusa) dall’indagine della Commissione europea sui sussidi alle fonti energetiche. Secondo il curioso criterio del Mite perfino i bonus elettrico e gas che aiutano i consumatori più vulnerabili dovrebbero rientrare fra i sad. Davvero il governo vuole eliminare questo contributo alle famiglie con Isee inferiore a 8.100 euro? Insomma: forse è giunto il momento di chiarire cosa è sussidio e cosa no, cosa è ambientalmente dannoso e cosa no.
Il ministro Roberto Cingolani ha anticipato che a febbraio sarà rilasciata la nuova edizione del catalogo: sarebbe bene non limitarsi ad aggiornare i numeri, ma partire da una profonda revisione metodologica. Altrimenti si ripeterà sempre uguale a sé stesso il solito teatrino. Il Mite proclamerà in pubblico ( e nei documenti ufficiali) l’impegno di tagliare misure che spesso non sono né sussidi né ambientalmente dannose. Poi però, nelle riunioni di governo, ripeterà la richiesta di Don Giovanni: “Ah! la mia lista doman mattina d’una decina devi aumentar!”.
da Il Foglio, 21 gennaio 2022