«Ecco come tutte le crisi passano»

Alla base dell'economia, della finanza, della politica e della gestione del pubblico e del privato, ci sono sette virtù che rappresentano l'essenza borghese

26 Settembre 2014

Corriere del Ticino

Argomenti / Teoria e scienze sociali

La ricchezza si crea quando le idee si evolvono, in un clima di libertà e di propensione all’imprenditorialità. Un processo che non richiede solo invenzioni ed investimenti finanziari, ma anche elementi immateriali che sono al centro delle pubblicazioni dell’americana Deirdre McCloskey, docente presso l’Università dell’Illinois a Chicago (USA) e presso quella di Geiteborg (Svezia).
La McCloskey ha tenuto una conferenza all’Università della Svizzera italiana dal titolo «Virtue Ethics in a Bourgeois World», organizzata dall’Associazione Società civile della Svizzera italiana, Avenir Suisse e dall’Istituto Bruno Leoni. Fra gli ospiti il sindaco di Lugano Marco Borradori ed il finanziere Tito Tettamanti.

Per la McCloskey, il capitalismo è l’unico sistema in grado di produrre ricchezza permanente e di migliorare la qualità della vita, purché si fondi su basi virtuose e risponda al concetto utilitaristico per cui «una cosa è buona quando ha più benefici che costi», in senso lato. Alla base dell’economia, della finanza, della politica e della gestione del pubblico e del privato, ci sono sette virtù che rappresentano l’essenza borghese: virtù cristiane (fede, amore e speranza) e virtù pagane (giustizia, coraggio, prudenza e temperanza). Ma, dice la McCloskey, eccedere in una virtù trascurando le altre diventa vizio ed ha effetti controproducenti, generando ad esempio avidità. Se le sette virtù trovano applicazione equilibrata, allora anche politica, economia e finanza ne hanno beneficio. A margine della conferenza le abbiamo posto alcune domande.

Si afferma spesso che le crisi finanziarie diventano economiche, quindi sociopolitiche, generando instabilità, impoverimento, diseguaglianze ed alimentando populismo e derive estremiste. Pensa sia così?
«È vero, ma vi sono state almeno sei crisi dal 1900 ad oggi, anche più gravi di quella attuale; passano più o meno in fretta ed ogni volta sono state superate ed il benessere reale è cresciuto oltre quello toccato al culmine del boom precedente».

Oggi il grande problema delle economie avanzate è la disoccupazione. Come uscirne ?
«La via è quella di deregolamentare il mercato. Il rapporto di lavoro è un fatto privato fra persona ed azienda con mutuo beneficio; norme e scelte macroeconomiche non creano occupazione. In Paesi come la Germania vige il salario minimo che non va in questa direzione ed in altri si difendono posizioni acquisite in maniera rigida».

Veniamo al mondo della finanza. Pensa che vi sia una mancanza di etica ?
«Molti ne parlano in maniera negativa, si dipingono alcuni personaggi come terribili speculatori, ma tante attività di vario tipo intorno a noi sono, in un modo o nell’altro, frutto di speculazione. Quanto poi all’innovazione finanziaria, come derivati ed altri prodotti, essi hanno consentito a molte persone di accrescere la propria ricchezza, accedere ad un’ipoteca ed acquistare una casa. Certo, possono arrivare gli eccessi e le cadute ma poi, dopo un paio d’anni, il reddito delle persone torna a crescere. Il capitalismo è comunque speculazione: l’imprenditore o l’operatore finanziario non possono predire il futuro, ma solo pianificare».

Cosa pensa degli attacchi al segreto bancario svizzero, inteso solo come mezzo di evasione fiscale?
«Personalmente non penso che dare denaro a certi Governi, come quello italiano, sia una buona idea, e capisco chi detiene averi all’estero. Anche l’IRS (agenzia fiscale statunitense, ndr) è fuori controllo. La questione non è solo il livello delle tasse ma i servizi pubblici che si hanno in cambio. In alcuni Stati funzionano, in altri meno. Certo, pagare le tasse in Svezia è un’altra cosa».

Dal Corriere del Ticino, 26 settembre 2014

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