Il contribuente italiano si sveglia ogni mattina sapendo di convivere con l’onnipotenza del sistema tributario. Non è una novità che le regole e le prassi dell’amministrazione fiscale siano poco equo nelle procedure di accertamento e riscossione. Lo statuto del contribuente già nel 2000 venne approvato proprio per cercare di arginare la prepotenza del fisco, dalle leggi che lo regolano all’amministrazione che lo gestisce. Nel 2014, il Parlamento ha votato una legge delega proprio con lo scopo di razionalizzare la materia anche nella parte relativa alle forme e alle procedure. Lo stesso Matteo Renzi, fin da quando si è insediato a Palazzo Chigi, sponsorizza l’idea di un fisco amico.
Eppure, la settimana scorsa il governo ha approvato un decreto legge per ‘abolire’ Equitalia ritenendo che vi fosse la «straordinaria necessità e urgenza» di riorganizzare l’attività di riscossione per ristabilire il «corretto rapporto tra fisco e contribuente».
Il fatto che in questo paese la decretazione d’urgenza sia usata con disinvoltura non vuol dire essere indifferenti ai suoi più manifesti abusi. E’ evidente che i presupposti per l’abolizione di Equitalia non siano né urgenti né necessari per gli italiani. Possono però esserlo per il governo, dal momento che l’entrata immediata in vigore del decreto gli consente per sessanta giorni, quindi oltre la scadenza referendaria, di suscitare le simpatie degli elettori con il gioco del cucù.
Entro due mesi, il decreto potrà o no essere convertito e, più probabilmente, modificato.
Ci troveremo allora a discutere di cosa vuol dire, come prevede il decreto, estinguere una società per azioni al di là delle cause previste e trasferirle a un ente che ancora non esiste, ci chiederemo cosa ci abbiamo guadagnato, visto che qualcuno dovrà pur sempre fare il lavoro sporco della riscossione, ci accorgeremo che liquidare Equitalia non corrisponde a liquidare i soprusi a cui il sistema tributario ci ha avvezzi, perché non è negli uffici della società in liquidazione che essi si erano annidati, ma nelle pieghe delle leggi e ancor più delle prassi di accertamento. Ci accorgeremo anzi che rischiamo di tornare indietro, perché Equitalia, per quanto fosse una SpA pubblica, era comunque una società per azioni che serviva a distinguere la fase dell’accertamento da quella della riscossione.
Tra due mesi, però, le munizioni elettorali potranno essere rimesse nella cartucciera. La nottata della campagna referendaria sarà passata, il decreto legge potrà anche decadere e gli italiani potranno tornare a svegliarsi ricominciando da capo l’eterna lotta col fisco ostile.