29 Settembre 2023
La Provincia
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Un cortometraggio di Esselunga (a metà strada tra il cortometraggio e lo spot) ha suscitato una serie di polemiche, tanto nei social come sui giornali. Nel breve filmato, diretto dal francese Rudi Rosenberg, una bambina manifesta il proprio dolore per il fatto che papà e mamma non si amano più… Quando lascia la casa in cui vive per passare un po’ di tempo con l’altro genitore, consegna al papà una pesca dicendo che si tratta di un dono della mamma.
Guardando quel video, è ragionevole attendersi che l’uomo della strada e la casalinga di Voghera si emozionino, oppure no, ma non ci si aspetta che polemizzino con l’autore e l’azienda. E invece una parte rilevante delle nostre élite ha espresso giudizi molto negativi dato che non è più disposta ad ammettere nemmeno le cose più banali: e cioè che un figlio vorrebbe che i genitori fossero pronti ad amarsi per sempre.
Contro quei due minuti di una storia semplice semplice è partita così una campagna ideologica apparentemente in difesa del divorzio, ma nei fatti a favore di una visione dogmatica della vita. Tra l’altro, avvertire la sofferenza di Emma (la bimba protagonista del video) e provare empatia nei suoi riguardi non implica necessariamente un giudizio su quegli adulti che non riescono a tenere in vita un matrimonio: questo non c’entra. La vita è complicata. Si tratta però di riconoscere qualcosa di molto umano che nessuna astrazione può cancellare; ed è triste che si voglia censurare una parte tanto significativa della nostra esperienza.
L’episodio della pesca raccontato dal cortometraggio non può finire sotto processo come se fosse una minaccia alla libertà. E però è sempre più chiaro come le classi dirigenti attuali siano portatrici di visioni incompatibili con la sensibilità della maggior parte di noi. Nella cultura, nell’economia, nella politica e nei media prevale un’ideologia sempre più lontana dal cittadino qualunque. In fondo, la pesca di Emma è la riprova di quello che il successo dello sproloquio di Vannacci già aveva evidenziato.
Se è vero che ogni società ha bisogno di élite e che in ogni società c’è una funzione cruciale per quanti sono più competenti e hanno ruoli di maggiore responsabilità, è egualmente vero che una società è civile quando ognuno si sforza d’intendere l’altro: anche se non ne condivide le idee, è disposto ad ammettere che quelle posizioni sono legittime.
Da qualche tempo, invece, in tutto l’Occidente abbiamo classi dirigenti che disprezzano una parte rilevante e qualche volta maggioritaria della popolazione. La distanza abissale tra élite sociale e popolo che un tempo caratterizzava la Turchia di Mustafa Kemal Ataturk oppure la Persia dello scià Mohammad Reza Pahlavi, ora la ritroviamo pure in Occidente. Si può legittimamente difendere una visione secolare del matrimonio, contestare su basi razionali una certa idea di matrimonio e avanzare obiezioni di fronte a ogni tradizionalismo, ma non si deve censurare la realtà.
Non si può negare che le molte Emma della società contemporanea soffrano in silenzio, perché cancellare il nostro vissuto in nome dell’ideologia significa indirizzarsi verso il baratro senza neppure avvedersene.
da La Provincia, 29 settembre 2023