Favori a chi sbaglia? Si abbassa il rating

Bisogna abbandonare la logica di breve periodo dei salvataggi

18 Gennaio 2017

La Provincia

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

La decisione dell’agenzia di rating Dbrs toglie l’ultima A rimasta all’Italia. Dopo Moody’s e dopo Standard & Poor’s, anche l’agenzia canadese retrocede il nostro Paese (ormai classificato da tutti come BBB) e lo fa sulla base di una serie di considerazioni. Nel rapporto dedicato all’Italia, si legge infatti che questo giudizio negativo riflette «una combinazione di fattori, tra cui l’incertezza sulla capacità politica di sostenere lo sforzo di riforma e la persistente debolezza del sistema bancario, in un periodo di crescita fragile». In sostanza, godiamo di un credito sempre minore. Negli ultimi due anni molti avevano provato a illudersi che il governo Renzi potesse fare alcune delle riforme di cui avremmo urgente bisogno, ma l’esito del referendum ha condotto aura sorta di «Renzi-bis senzaRenzi» che suscita ancor meno entusiasmi dell’esecutivo precedente.

Le conseguenze della retrocessione saranno immediate: le banche italiane dovranno dare garanzie maggiori alla Bce e quindi ci saranno meno fondi per i creditori. E vi potrebbe essere conseguenze sullo spread, se i mercati reagiranno negativamente. Con il debito che grava sulle nostre spalle, pure il giudizio delle meno nota tra le agenzie di rating può avere effetti rilevanti. In linea teorica, si può ancora invertire la rotta, ma bisognerebbe sconfessare l’intera cultura politica che da anni ispira i nostri governi. In particolare, bisognerebbe abbandonare la logica di breve periodo dei salvataggi: e questo vale in ogni direzione, come si può illustrare con qualche esempio.

Un’Italia che destina 20 miliardi al Monte dei Paschi di Siena è un Paese che premia gestioni irresponsabili e carica gli oneri di tale intervento sulle spalle di contribuenti senza colpa. Non avremo mai un sistema bancario sano se la politica continuerà a essere centrale nel mondo del credito e se non restituiremo il settore alle logiche del mercato. Le banche hanno il diritto di fare profitti, ma a questo diritto corrisponde la possibilità di fallire.

Se il governo non cambierà rotta su Mps, il segnale che manderà sarà quello di un’Italia sempre eguale a se stessa. Ma Io stesso si può dire a proposito di Alitalia, che è già costata tanto agli italiani e che ora, da compagnia privata, deve vincere la scommessa del mercato o sparire: esattamente come succede alle imprese che producono mobilio macchine utensili. Infine, le cronache ci dicono che la città di Napoli è nuovamente sull’orlo del collasso e, naturalmente, già s’invoca un intervento straordinario a sostegno della metropoli del Sud. Anche qui c’è la possibilità, per l’esecutivo guidato da Gentiloni, dimostrare una volontà di rinnovamento: è però necessario che il governo comunichi al sindaco Luigi De Magistris che non esiste alcuna possibilità che si mettano ancor più le mani nelle tasche degli italiani alfine di porre rimedio, per l’ennesima volta, ai buchi conseguenti a gestioni clientelari e sprecone. E quello che vale per Napoli vale per ogni altra città e regione. Se inizieremo a penalizzare quanti sbagliano e gestiscono male, potremo ancora avere un futuro. Diversamente, attendiamoci gli scenari più drammatici.

Da La Provincia, 18 gennaio 2017

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