9 Marzo 2017
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
È da apprezzare la decisione del governo di attrarre in Italia dall’estero nuovi capitali grazie alla possibilità di essere tassati forfettariamente: versando 100mila euro annui, più 25mila euro per ogni familiare. Con questa norma introdotta nell’ultima legge di bilancio è come se l’Italia iniziasse a prendere atto che le vecchie economie nazionali (chiuse su di sé e autosufficienti) sono alle spalle e ogni giurisdizione è costretta a competere con le altre.
Nell’epoca della globalizzazione c’è un mercato internazionale dei beni e dei servizi, ma accanto a esso ce n’è anche uno dei governi e delle imposte. E però vi sono più che legittime perplessità di fronte allo scenario complessivo entro cui questa scelta si colloca. Innanzitutto, un’Italia quale paradiso fiscale per i ricchi non è credibile. Per attrarre dall’estero persone con grossi capitali bisogna, prima di tutto, definire un quadro giuridico che offra garanzie e tuteli davvero quanti si trasferiscono da noi. L’idea è buona, ma può essere efficace solo se accompagnata da altre misure che rafforzino i diritti di proprietà e delineino un ordine giuridico degno di questo nome. E, soprattutto, è indispensabile tutelare di più le libertà fondamentali, mutando radicalmente il rapporto tra lo Stato e i produttori. È allora urgente lasciarsi alle spalle questa Italia in cui la spesa pubblica è fuori controllo, è impossibile incidere sulle uscite e quanti sono incaricati di delineare una qualsivoglia spending review sono puntualmente accantonati. Perché, se è importante attrarre capitali da fuori, è ancor più necessario creare qui le condizioni per lavorare bene e realizzare profitti da noi.
È allora positivo che l’Italia dia rifugio a quanti vogliono sottrarsi ad elevati prelievi fiscali imposti altrove, ma sarebbe assai meglio se non ci si limitasse a offrire questo salvacondotto ad alcuni, tenendo tutti noi nella pietosa condizione in cui ci troviamo. Diversamente, questa misura sarà l’ennesimo tentativo di intercettare qualche risorsa e tirare avanti ancora un poco, evitando di confrontarsi con quei problemi reali che dovrebbero far convergere tutti gli sforzi verso decisi tagli della spesa e una coraggiosa riduzione del prelievo. Perché altrimenti saranno più i capitali che se ne andranno di quelli che verranno.
Da Il Giornale, 9 marzo 2017