9 Dicembre 2024
Corriere Economia
Alberto Mingardi
Direttore Generale
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Se «le idee hanno conseguenze», è per via di coloro che se le caricano sulle spalle. Non sempre sono persone particolarmente visibili, o note al di fuori di cerchie ristrette. Scomparso da poco a 83 anni dopo lunga malattia, Fred L. Smith aveva fondato nel 1984 il Competitive Enterprise Institute. Il Cei (sigla in Italia un po’ fuorviante) è un importante think tank di Washington, il meno azzimato, quello con la cravatta lasca e la camicia sbottonata.
In anni recenti il Competitive Enterprise Institute ha sfidato lo Stato, facendo causa all’amministrazione Obama nella convinzione che sia la riforma sanitaria sia il Dodd-Frank Act (la legge di regolamentazione del settore finanziario) avessero profili di incostituzionalità. Nel primo caso, il Cei ha perso, nel secondo è ancora in campo. Il suo rapporto più famoso si intitola «I diecimila comandamenti» e documenta ogni anno la crescita dell’estensione del governo federale. Oggi il Cei ha un budget annuale di diversi milioni di dollari, ma somiglia ancora all’organizzazione che Smith fondò quarant’anni fa. I valori sono gli stessi e la struttura relativamente agile e snella.
Fred veniva da sinistra. Nato in Alabama e cresciuto in Louisiana nel dopo guerra, aveva reagito d’istinto al razzismo che permeava il Sud. Aveva studiato matematica ed economia alla Tulane University. Andò nella capitale a lavorare per una delle creazioni di Richard Nixon: l’Environmental Protection Agency. Sviluppò presto un certo scetticismo circa i metodi di Washington. In particolare, non sopportava che, innanzi a qualsiasi problema, la risposta fosse sempre coercitiva: come se non si potesse fare affidamento sul buon senso e sulla creatività delle persone. Capì che la burocrazia era il primo gruppo d’interesse.
L’obiettivo autentico di ogni agenzia federale non era quello dichiarato, ben sì ampliare il proprio budget e rafforzare le proprie competenze. Reagì spostandosi nel non profit e cercando di dimostrare che si potevano trovare strumenti di mercato per raggiungere i medesimi obiettivi. In particolare, definire bene i diritti di proprietà poteva arginare molte delle esternalità negative che colpiscono l’ambiente.
Brillante, gioviale, simpatico anche agli avversari, le idee di Smith hanno avuto conseguenze, fra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni Duemila. Forse i progetti a cui più era affezionato erano quelli che non era riuscito a realizzare: per esempio una contro-Davos di imprenditori che non si vergognassero di essere tali, «capitalisti and proud». Negli Stati Uniti dove essere efficienti è sempre un plus, Fred replicava di non essere sicuro che un governo più efficiente fosse meglio di uno che lo era di meno: «una ghigliottina ben affilata non è necessariamente una gran cosa».
Il dibattito americano ci sembra tanto più strutturato del nostro, ma se lo è, è stato grazie a start-upper come Fred Smith, che per le idee hanno costruito le prime case e poi i primi ranch. In seguito sono venuti i grattacieli, con le loro burocrazie milionarie. Non è detto che le idee ci si trovino bene.