Giostre chiuse per "reddito". La grande fuga dal lavoro

Gardaland senza personale. L'elemosina di Stato spinge a rifiutare impieghi stagionali e la disoccupazione vola

20 Giugno 2022

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Economia e Mercato

Dopo essere stata al centro della cronaca per le molestie subite da un gruppo di ragazze, Gardaland torna sotto i riflettori per una ragione molto diversa. Nel parco dei divertimenti collocato sul Lago di Garda, l’orario sarà ridotto di 4 ore per carenza di stagionali. A partire da oggi, in effetti, ben tredici attrazioni non saranno più accessibili dalle 19 alle 23. L’amministratore delegato, Sabrina De Carvalho, ha manifestato il suo dispiacere per l’interruzione dei servizi e ha assicurato che farà tutto il possibile per trovare nuovi addetti. Non sarà comunque semplice.

Il caso non è isolato, dato che in vari Paesi europei le aziende del turismo devono affrontare una grave carenza di manodopera, poiché non trovano stagionali. In Italia, però, c’è una specifica drammaticità. A Milano, ad esempio, ci sono numerose imprese che cercano lavoratori senza successo; e questo non è nulla di specifico del capoluogo lombardo.

Per quale motivo, allora, abbiamo disoccupati che dovrebbero offrirsi alle imprese e aziende che non trovano lavoratori? Nel caso italiano è abbastanza evidente che la difficoltà delle imprese dipende in larga misura dal reddito di cittadinanza, che sta spingendo tanti a rifiutare gli impieghi stagionali proprio per non perdere i benefici garantiti dallo Stato.

Tutto ciò poi s’innesta in una situazione culturale già compromessa. Da tempo, in effetti, in tutta la penisola s’assiste a una crescente disaffezione verso il lavoro. Una certa mentalità, che informava i nostri nonni e che ci portava a credere nell’importanza dell’impegno e dello sforzo, ormai sembra appartenere al passato. In sostanza dobbiamo prendere atto che non c’è stato quel trasferimento generazionale di valori che avrebbe permesso di continuare a guardare con rispetto alla fatica necessaria per mettersi al servizio del prossimo. Al contrario, abbiamo visto crescere una generale accettazione morale del parassitismo.

Le conseguenze materiali di questa trasformazione culturale, accentuata dal reddito di cittadinanza, sono devastanti.

Secondo i dati Istat, nel marzo 2022 la disoccupazione si è collocata all’8,3%; si è insomma tornati a dodici anni fa. E la situazione è particolarmente grave per i giovani, dato che ben il 24,5% di loro è ormai senza lavoro. Basti pensare che soltanto a Napoli secondo Confesercenti mancano ben 5mila stagionali e in tutta la Campania i lavoratori mancanti sono ben 20mila.

È del tutto evidente che i salari offerti sono spesso assai modesti: certo inferiori che in altre aree d’Europa. Non c’è dubbio che questo disincentiva tante persone e le tiene lontane dal lavoro, ma questo non dipende da qualcosa di strano e incomprensibile, ma proprio dalla generale inefficienza di un sistema economico troppo statizzato.

L’assenza di lavoratori a Gardaland ci parla dunque di tante cose. Ci dice, ad esempio, che un Paese come l’Italia che dovrebbe valorizzare il turismo si trova incapace di offrire servizi adeguati ai visitatori tedeschi oppure olandesi. Oltre a ciò, l’episodio illustra quanto sia difficile far ripartire l’economia entro regole che ingessano tutto e, soprattutto, entro una società che moltiplica quelle elemosine di Stato che inducono molti a non accettare proposte di lavoro.

Finora si è sempre criticato il reddito di cittadinanza sottolineando soprattutto come esso costi molto al contribuente: e questo è vero. Oggi, però, vediamo pure come il reddito di cittadinanza intralci il mercato del lavoro e indebolisca ancor più l’affezione al lavoro e la voglia di lavorare. Prima questa vergogna verrà eliminata e meglio sarà.

da Il Giornale, 19 giugno 2022

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