Gentile Caputo, i genovesi convincano il loro sindaco a erigere al centro della più importante piazza cittadina una colonna con incisi i nomi dei 43 morti nel crollo del ponte, con in cima un orologio digitale che scandisca i giorni che passeranno da quel 14 agosto prima che venga ricostruito il viadotto. Per spronare chi di dovere. Prima che altri eventi nefasti accadano in questa Italia anche geologicamente sfortunata. Che sia un memento per tecnici, politici e magistrati i quali hanno assicurato che in 4 mesi daranno alloggi ai 630 sfollati, in 8 mesi saranno demoliti il resto del ponte e i fabbricati, sarà costruito un ponte in acciaio e, in breve, saranno individuate le responsabilità. Troppo facile dare assicurazioni verbali per tranquillizzare la gente. Il terremoto del centro Italia insegna. I sacrifici sofferti dalla città di Genova, il suo benessere perduto e le sue aspettative sono il sacrificio, il benessere e le aspettative degli italiani, stanchi di promesse non mantenute. Marco Biffani
Mi sembra un’ottima iniziativa, signor Biffani, e spero proprio che il sindaco di Genova la adotti. Visti i tanti precedenti (a cominciare, naturalmente dai terremoti, come abbiamo constatato proprio nei giorni scorsi guardando in tv le rovine di Amatrice a ben due anni dal disastro) il suo giornologio potrebbe davvero diventare uno stimolo a mantenere le tante, e difficilmente realizzabili, promesse fatte alla città, ai parenti delle vittime, agli sfollati, insomma un richiamo permanente ai doveri di uno Stato che troppo spesso se li dimentica. Ci sono del resto vari precedenti cui si può fare riferimento. Ai tempi della guerra fredda l’Associazione degli scienziati atomici aveva per esempio ideato una specie di orologio che mettevano avanti o indietro rispetto alla mezzanotte a seconda della situazione internazionale, per indicare le probabilità di una guerra nucleare. Più di recente, l’Istituto Bruno Leoni ha messo sul suo sito un contatore che registra in tempo reale la crescita (o i rarissimi cali) del debito pubblico, e durante il periodo elettorale lo ha messo anche sui monitor delle stazioni di Milano e di Roma. Entrambi hanno avuto, o hanno, la loro utilità. Purtroppo, ho l’impressione che a Genova si sia partiti con il piede sinistro: la demolizione del vecchio ponte ritarda per una serie di ragioni, il ministro Di Maio ha confermato che vuole nazionalizzare Autostrade e fare ricostruire il viadotto da una impresa statale, il governatore della Liguria Toti si è affrettato a manifestare il suo dissenso. Che Dio la mandi buona ai genovesi. Livio Caputo
da Il Giornale, 31 agosto 2018