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Il terzo punto per comprendere come è composta una bolletta riguarda le imposte. Vale a dire, Iva e i costi accessori, come le accise. Circa un quarto della bolletta. A oggi l’accisa sull’energia elettrica è di 0,0227 euro per kW per quanto riguarda le abitazioni, ma ci sono alcune esenzioni. Per esempio, nel caso della prima casa per i primi 150 kWh di consumo/mese, con potenza impegnata fino a 3 kW, si è esentati. Oltre i 3 kW, si paga normalmente. Stesso dicasi per i secondi, o terzi, immobili. Di contro, per quanto riguarda l’illuminazione pubblica, o altri usi, ci sono due fasce di accise. La prima, prevede 0,012500 euro per i consumi fino a 200.000 kWh/mese. La seconda, 0,007500 euro peri consumi eccedenti i 200.000 kWh/mese. Non va meglio se si volge lo sguardo all’Iva.
All’atto pratico, l’applicazione della tassa sul valore aggiungo nella bolletta energetica si suddivide in due aliquote: 10% per uso domestico e 22% per ogni altro uso, che sia pubblico o privato. Un costo non da poco per le imprese manifatturiere, che già stanno fronteggiando la crisi delle materie prime e le strozzature nella filiera globale di approvvigionamento, che stanno risentendo dell’esplosione della domanda dibeni dopo i lockdown.
È su questo punto che, secondo Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, si può agire in modo concreto: «Si possono ridurre sia Iva sia accise, specie perché i prezzi stanno aumentando secondo due direttrici: da un lato aumenta il prezzo del gas naturale, che funziona su base oraria; dall’altro il prezzo riflette il costo marginale, non quello di emissione, e quindi si trascina dietro il costo generale dell’energia elettrica».
da La Stampa, 11 dicembre 2021