Il governo Renzi si è chiuso con l’approvazione parlamentare dell’atto politico per eccellenza: la legge di bilancio.
Come è nella sua natura, anche quest’anno la legge contiene un ricco e variegato elenco di risorse distribuite qua e là tra commi e categorie di destinatari.
Ci sono le provvidenze che hanno in maniera patente un nome e un cognome, a tal punto da poterle definire mance elettorali. Su tutte, spicca il famoso bonus 800 euro per chi nasce nel 2017. Un vero e proprio capriccio del legislatore, e un colpo di fortuna per le famiglie che festeggiano quest’anno una nascita. Poi ci sono i soldi all’Istituto Nazionale di genetica molecolare, i fondi per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili in Calabria, i denari destinati all’Istituto italiano per gli studi storici e all’istituto per gli studi filosofici per la ineludibile attività di ricerca e sviluppo del Mezzogiorno, 84 milioni fino al 2022 per la linea ferroviaria Ferrandina-Maratea, 1 milione di euro l’anno nel triennio 2017-2019 per le attività delle associazioni combattentistiche, e altrettanti al Coni per lo sport della pallacanestro. E ancora ci sono i soldi per promuovere la cultura e la lingua italiana: 4 milioni per il sostegno degli enti gestori di corsi di lingua e cultura italiana all’estero; 300.000 euro per le agenzie specializzate nei servizi stampa dedicati agli italiani all’estero, e un milione di contributi diretti a favore della stampa italiana all’estero.
Queste sono le mance in senso proprio, forse paradossalmente più innocue perché in maniera palese discriminatorie tra i pochi, ben identificabili soggetti che ricevono i soldi e i tutti gli altri che pagano.
A queste si somma tutta una serie di misure redistributive che costituiscono l’anima indefettibile di una manovra finanziaria: ne fanno parte, quest’anno, l’estensione e l’aumento della quattordicesima per i pensionati, da un lato, e l’aumento del fondo per le borse di studio universitarie.
Tuttavia, anche i più generici degli interventi tracciano un confine tra chi paga e chi riceve. Tra le misure a sostegno dell’«Industria 4.0» e lo stanziamento pluriennale a favore della realizzazione dello Human Technopole nell’area ex Expo di Milano, passa la differenza di dare un nome e un cognome ai soggetti beneficiari di quello stanziamento. Eppure, sia l’unica che l’altra voce hanno in comune il fatto di accontentare qualcuno coi soldi di tutti, poco importa se anonimo o no.
In una situazione nella quale sembra che altri sforzi straordinari saranno chiesti al bilancio pubblico nei prossimi mesi, tanto per cominciare in tema di salvataggi bancari, sarebbe stato meglio essere più parsimoniosi. Se è vero infatti che questa legge di bilancio è uguale a tutte quelle che l’hanno preceduta, e come tutte gioca a centrifugare i soldi dei contribuenti attribuendone un tot a quelli e un tot a questi, è anche vero che troppi anni di mance e stanziamenti hanno messo la nostra finanza pubblica nelle condizioni in cui sta.
Anche questa volta, si è persa l’occasione di fermare la giostra: di diminuire l’ammasso di risorse in distribuzione. Ne avrebbero beneficiato la trasparenza e il peso del bilancio dello Stato, e, alla fine, la tasca del contribuente.