I sussidi? Non bastano. La lezione del caso Intel

Cosa ci può insegnare il caso Intel? La lezione tedesca mostra che gli aiuti di stato non sempre finiscono con l'avere l'effetto sperato

23 Settembre 2024

L'Economia – Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Economia e Mercato

Sono aiuti e sussidi a decretare il successo di un’impresa? Intel aveva programmato di aprire due nuovi stabilimenti per la produzione di microchip in Germania. La gigafactory di Magdenburg avrebbe goduto di un robusto sostegno pubblico: un contributo di 10 miliardi, pari a un terzo dell’impegno dell’azienda. L’iniziativa, lo ricorderete, indispettì molti: il governo tedesco gode del necessario spazio di manovra fiscale per dare una spinta agli investimenti. Cosa che non possono fare Paesi con una gestione delle finanze pubbliche molto allegra anche in tempi «normali». Un regime più lasco degli aiuti di Stato, come quello post Covid-19, rischia di servire a poco a chi non può permettersi di aprire i cordoni della borsa. Di qui l’ambizione di un unico borsellino europeo di fondi e progetti.

Ora Intel ha rimandato di due anni l’investimento di Magdenburg. L’azienda statunitense è stata per lustri il leader mondiale della produzione di microprocessori. Oggi è in difficoltà, nonostante sia il primo beneficiario dell’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden, che la Commissione europea ha preso a modello. L’idea è che il gap nelle nuove tecnologie, fra noi e gli Stati Uniti o fra gli Usa e Taiwan, si colmi con capitali freschi e che ne servano così tanti che bisogna ricorrere allo Stato investitore. Mentre i liberali tedeschi hanno chiesto che, in assenza della gigafactory, quei quattrini vengano usati per ridurre il deficit federale, il cancelliere Scholz ha affermato che una decisione rimandata è pur sempre una decisione: aspettiamo con fiducia, Intel arriverà.

Chiunque preferisce essere aiutato anziché no, ma ci illudiamo se pensiamo che siano solo i sussidi a determinare le decisioni di produzione. Negli Usa, le imprese sostenute dall’IRA stanno imparando non solo che ciò che lo Stato sostiene con una mano con l’altra lo regolamenta e pertanto il dare e avere delle convenienze è meno chiaro di quanto appaia di primo acchito. Ma anche che un nuovo stabilimento non si esaurisce nei muri, richiede tecnologie al suo interno e soprattutto persone formate per farlo funzionare. Comprare le prime è più difficile, se vigono vincoli alla buy American (o European), mentre non c’è stimolo governativo che possa produrre le seconde. Sarà per questo che i capitali privati non erano disponibili a finanziare un certo investimento, e c’è stato bisogno di sedurre le imprese coi sussidi?

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