In questo breve saggio, Leoni descrive la sua teoria del diritto come pretesa individuale. Ognuno avanza pretese sul comportamento altrui e questo intrecciarsi di pretese produce l’emergere di norme.
All’interno della cultura italiana del Novecento, Bruno Leoni è stato l’interprete più rigoroso della tradizione del liberalismo classico. Anche a livello internazionale il suo contributo alla riflessione sul diritto ha aperto strade nuove e inaugurato una linea di pensiero assai originale, che ha contrapposto il diritto evolutivo (dallo jus civile romano al common law inglese) alla legislazione che contraddistingue i nostri tempi.
In questo breve saggio del 1964, Leoni descrive la sua teoria del diritto, che è visto come il risultato dell’incontro tra le pretese degli individui. Nella sua effettività, ogni ordinamento giuridico vive grazie a una negoziazione sociale. Ognuno di noi avanza pretese sul comportamento altrui (non vuole essere aggredito, ad esempio) e questo intrecciarsi di pretese produce l’emergere di norme, in analogia a quanto avviene sul mercato quando l’incontro dell’offerta e della domanda porta al manifestarsi di prezzi. Sono allora gli individui – con i loro valori, con le loro pratiche, con le loro azioni quotidiane – a delineare il quadro giuridico di fondo, al punto che le stesse leggi promulgate dai parlamenti sono efficaci se sanno mettersi in sintonia con questa rete di relazioni sociali.
Se ne La libertà e la legge Leoni aveva contrapposto il diritto alla legislazione, qui lo studioso liberale evidenzia come il processo di elaborazione spontanea del diritto possa essere letto all’interno dei quadri concettuali di un individualismo metodologico rigoroso e possa, al tempo stesso, favorire l’avvento di un ordine giuridico posto a difesa delle libertà dei singoli.