I due saggi del Federalista qui riuniti sono il contributo più importante dato da James Madison al dibattito politico americano nella fase che condurrà all’approvazione della Costituzione.
Nel Federalista n. 10, apparso sul New York Packet il 23 novembre del 1787, Madison sostiene che un’unione ben realizzata avrebbe la possibilità di minimizzare lo spirito di fazione. Innanzi a cittadini che si organizzano per attività che minano i diritti altrui, è bene disporre di un ampio governo rappresentativo, invece che di democrazie popolari più facilmente destinate a farsi dominare da istinti demagogici e illiberali. Questo anche perché scelte economiche scellerate possono imporsi a livello locale, ma difficilmente saranno adottate su larga scala.
Il Federalista n. 51, apparso sul medesimo giornale l’8 febbraio 1788, in parte riprende quei temi ma evidenzia soprattutto la necessità di tutelare la libertà grazie a un sistema di pesi e contrappesi, che limiti l’ambizione di alcuni con quella di altri e che, separando accuratamente i distinti poteri, eviti l’imporsi di logiche dispotiche.