In questa conferenza tenuta all’università di Jena nell’agosto del 1789, il grande letterato Friedrich Schiller contrappone due modelli di governo: quello di Sparta, elaborato a partire dal progetto costituzionale di Licurgo, e quello di Atene, quale trae origine dalle intuizioni di Solone.
Quale che sia l’attendibilità storica della ricostruzione, tale contrapposizione tra libertà e dispotismo mostra come in Schiller fosse forte l’adesione all’idea di una società aperta al mutamento e alla creatività, nella persuasione che il dominio del ceto politico riduce l’uomo a uno stato animale.
A distanza di più di due secoli, lo scritto schilleriano mantiene intatto tutto il suo fascino. Esso fu anche una formidabile fonte d’ispirazione per quei giovani che, in una Germania dominata dal totalitarismo hitleriano, continuarono a cercare nella propria tradizione storica i semi di una cultura schierata con l’uomo e contro il Potere: poiché se “uno Stato impedisce lo sviluppo delle capacità che vi sono in ogni essere umano e se esso interferisce con il progresso dello spirito, allora esso è da condannare”.