Francesco Ferrara, il più grande economista italiano del XIX secolo, fu un formidabile organizzatore culturale: promosse e curò la pubblicazione della titanica “Biblioteca dell’economista”. Quella raccolta enciclopedica rese disponibile in Italia quanto di meglio avesse prodotto sino ad allora la scienza economica. A Ferrara si dovevano ampie introduzioni, veri e propri saggi che facevano ben di più che presentare il pensiero degli autori esaminati.
È il caso di questa formidabile Introduzione a Frédéric Bastiat. Nell’economista francese, Ferrara ritrova “lo schietto ed energico propagatore di quella tendenza filantropica ed affettuosa, in difetto della quella l’Economia politica inaridisce o degenera”. Ne traccia un profilo biografico ammirato e affettuoso, lo riconosce come “pensatore profondo” ed “economista provetto”, coglie appieno la maestria della sua demolizione dei “Sofismi economici”.
Parimenti, però, non mancano nel saggio di Ferrara critiche pungenti: “Io non comprendo come mai Bastiat, scrivendo le sue Armonie, non abbia in nessun momento veduto nella teoria del valore-servigio la soglia del comunismo da un lato e quella del dispotismo dall’altro.”
Il lettore contemporaneo troverà in questo saggio di Francesco Ferrara non solo una appassionata difesa del libero scambio, ma un’altrettanto appassionata critica della teoria del valore-lavoro, che precorreva i tempi e tutt’oggi segnala il genio dell’economista palermitano.