«Datemi la libertà o datemi la morte» è la massima che fece da stella polare alla giovane russa Alisa Rosenbaum quando nel 1926 fuggì dall’Unione Sovietica per raggiungere gli Stati Uniti. Qui divenne la scrittrice-filosofa Ayn Rand e una delle madri del libertarismo americano.
Difese l’individualismo da ogni forma di collettivismo e si impegnò per ripristinare quel capitalismo di laissez-faire che riteneva il solo sistema morale, oltre che il più produttivo, perché coerente con la natura dell’«uomo in quanto uomo».
Come raccontano i saggi riuniti nel presente volume, l’individuo è inteso da Rand quale essere razionale, virtuosamente egoista nella ricerca della propria felicità, mai lesiva dell’altrui interesse. Un essere prometeico che, come vuole l’Oggettivismo, la filosofia da lei fondata per la piena realizzazione delle persone, non può non vivere di libertà: rispetto ai propri pregiudizi e irrazionalismi, alla limitazione dell’altruismo sociale e della coercizione dello Stato, comunque non più che “minimo”, la cui unica legittimità sta nella difesa dei diritti individuali.
Di lei, che si autodefinì «una radicale per il capitalismo», si può dire che prima ancora fu una radicale per la libertà. La sua scomparsa nel 1982 non fece che consacrare un mito vivente, la cui voce, attraverso le parole di John Galt, l’eroe della Rivolta di Atlante, ha ancora molto da dire sui problemi politici, economici e sociali, nonché esistenziali, del nostro tempo.
