Filosofa e romanziera di successo, Ayn Rand è stata fra i pochissimi intellettuali contemporanei a difendere apertamente il capitalismo, che per lei era ben più di un sistema economico, rappresentando infatti una vera e propria filosofia di vita.
In Ayn Rand la critica del comunismo e del socialismo prende la forma della narrazione distopica, prima in Antifona (1938) e poi in La rivolta di Atlante (1957).
Capovolgendo l’utopia socialista in una distopia, Rand le contrappone l’utopia universale di una Nuova Atlantide, che promette benessere e felicità grazie alla libera esplicazione delle capacità individuali in un regime capitalistico.
Rand scomparve nel 1982, alla vigilia della rivoluzione digitale e della globalizzazione. Eppure, oggi può essere l’interlocutrice migliore per porre delle domande e ricevere delle risposte su populismi e sovranismi, nazionalismi e razzismi, depressioni economiche e crisi identitarie, alienazioni da mass media e manipolazioni del consenso, smarrimenti nella liquidità sociale e perdizioni in sentimenti di odio e insicurezza. Anche in ambito “politico”, Ayn Rand può fare da “stella-guida” nei meandri della psiche umana per affrontare il problema base di ogni filosofia politica: il perché dell’obbedienza al potere, ovvero la legittimazione dell’obbligazione politica.
Solo l’uomo che sceglie la propria libertà è un Uomo. Questo è il monito di Ayn Rand, e questa è la sua indicazione per giungere nella Nuova Atlantide.