Tempo e incertezza compongono la cornice dell’azione umana. Il primo è sempre scarso e la seconda non può essere eliminata. La filosofia politica troppo spesso non prende in esame tali aspetti e immagina istituzioni abitate da individui senza tempo e in cui la dimensione dell’incertezza ricopre un ruolo marginale.
Muovendo da una delle più importanti tradizioni del liberalismo classico (quella della Scuola Austriaca) e prendendo in considerazione la possibilità di fare a meno della politica, il libro si chiede come si possa giustificare la coercizione e sulla base di che cosa sia possibile elaborare criteri di valutazione delle azioni individuali e delle istituzioni. Si tratta di questioni non secondarie in un mondo ormai privo di regolarità, dal momento che l’innovazione e l’invenzione hanno preso il posto dei tentativi di scoprire i princìpi universali e perenni dell’azione umana e della politica.
Alla luce del paradosso che i fallimenti della politica ne aumentano la domanda, il libro affronta il tema del “buon ordine politico” in un universo in cui la politica stenta a prendere atto del fatto che non potendo produrre tempo e distribuirlo in maniera ottimale, dovrà limitarsi a non farne perdere. Poiché non potrà mai disporre della conoscenza adeguata, la politica deve abbandonare il proposito di ridurre l’incertezza tramite la produzione di regole. Altrimenti continuerà a essere un’attività inutile, costosa e fallimentare.
Raimondo Cubeddu è nato a Seneghe (OR) nel 1951. Si è laureato in Scienze politiche all’università di Pisa nel 1975 e, dopo essere stato borsista della Fondazione Luigi Einaudi di Torino, è stato ricercatore di Filosofia politica all’Università di Pisa, professore associato alla Scuola Superiore Sant’Anna e, dal 1994 al 2021, professore ordinario di Filosofia politica prima nella Facoltà di Scienze Politiche e poi nel Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. È membro di comitati editoriali di riviste e di collane scientifiche e socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna.
Tra i primi in Italia si è occupato di Karl R. Popper, di Leo Strauss, della Scuola Austriaca (Carl Menger, Eugen von Böhm-Bawerk, Ludwig von Mises, Friedrich A. von Hayek), di Bruno Leoni, di teoria delle istituzioni, di filosofia delle scienze sociali, delle dottrine del diritto naturale e di vari esponenti della tradizione liberale e libertaria.
Tra le sue pubblicazioni recenti: La Chiesa e i Liberalismi, Edizioni ETS, Pisa 2012; Il tempo della politica e dei diritti, IBL Libri, Torino 2013; L’ombra della tirannide. Il male endemico della politica in Hayek e Strauss, Rubbettino, Soveria Mannelli 2014; La natura della politica, Cantagalli, Siena 2016; Individualismo e religione nella Scuola Austriaca, Edizioni ETS 2019; La cultura liberale in Italia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2021; Scambio dei poteri e stato delle pretese. Scritti su Bruno Leoni, IBL Libri, Torino 2021; Il valore della differenza. Studi su Carl Menger, Solomone Belforte, Livorno 2021. Ha curato le edizioni italiane di opere di Menger, di Böhm-Bawerk, di Leoni e di Strauss. In occasione del suo ritiro dall’insegnamento gli è stato dedicato il volume La passione della libertà, a cura di Antonio Masala, Marco Menon, Flavia Monceri, IBL Libri, Torino 2021.