Le disuguaglianze economiche vanno davvero considerate come un problema per la società? Oppure rappresentano un fenomeno praticamente inevitabile e per certi versi benefico? È possibile, e soprattutto auspicabile, ridurle in modo radicale nel contesto di una democrazia liberale?
La tesi fondamentale sostenuta in questo libro è che la formazione del valore e della ricchezza avviene attraverso processi di tipo creativo, nei quali svolgono un ruolo decisivo le capacità personali dei singoli individui, che trovano espressione principalmente nelle innovazioni e nell’impresa capitalistica. Se è vero che questi processi determinano una significativa concentrazione della ricchezza nelle mani di coloro che si sono affermati grazie alle loro capacità, il carattere statico delle rilevazioni statistiche tende sistematicamente a sopravvalutare tale concentrazione, non tenendo conto del fatto che i soggetti che occupano le posizioni di vertice cambiano continuamente.
Misure correttive della distribuzione della ricchezza in senso marcatamente egualitario avrebbero come conseguenza un minore impegno produttivo dei soggetti più capaci e perdite significative per larga parte della popolazione, comprese le fasce deboli.