Perché la storia della Russia è caratterizzata dalla presenza di governi dispotici, fino a giungere al socialismo reale? E per quale motivo, invece, proprio in Inghilterra sono nate per la prima volta istituzioni rispettose della libertà individuale?
Per Richard Pipes, per rispondere a queste domande occorre prendere in considerazione la forma e la storia della proprietà privata. I diritti di proprietà sono stati l’argine più saldo per limitare il potere dello Stato e consentire alle istituzioni liberali di evolvere e prosperare nel mondo occidentale. Per questo motivo, in un Paese come l’Inghilterra i diritti di proprietà e il governo parlamentare sono progrediti di pari passo, mentre in Russia le restrizioni alla proprietà hanno garantito per centinaia di anni il mantenimento di regimi autoritari.
Dopo aver ricostruito la storia della proprietà e dimostrato sulla base degli esempi contrastanti di questi due Paesi quanto sia stretta la correlazione tra proprietà e libertà, Pipes analizza gli sviluppi del ventesimo secolo, nel quale i governi – in nome della giustizia sociale e del “bene comune” – hanno abolito o calpestato i diritti di proprietà, sopprimendo così anche le libertà individuali.
Come scrive Pipes, «il fatto che la violazione dei diritti di proprietà sia coincisa con la distruzione di tante vite umane non è un mero accidente: ciò che un uomo è, ciò che un uomo fa e ciò un uomo possiede sono tutti pezzi di uno stesso puzzle, per cui l’assalto ai suoi beni è anche un assalto alla sua identità individuale e al suo diritto alla vita».