Larga parte della riflessione teorica di Bruno Leoni si trova nei resoconti delle sue lezioni universitarie: dapprima raccolti dagli studenti e poi rivisti da Leoni stesso.
Questo terzo volume delle Opere Complete include alcuni corsi di filosofia del diritto e di dottrina dello Stato, tenuti all’università di Pavia tra il 1949 e il 1966, che permettono di avvicinare il pensiero leoniano in un’evoluzione di quasi vent’anni.
Il primo corso (“Lezioni di filosofia del diritto. Il pensiero antico, con appendice sul pensiero cristiano”) è un’ampia riflessione sulla filosofia classica sul diritto: sia greca, sia romana. Ma mentre in un’altra opera fondamentale di Leoni ricavata da lezioni (“Freedom and the Law”, del 1961) l’attenzione era rivolta primariamente al diritto romano, qui la maggior parte dello spazio è riservata al mondo greco e, in particolare, al pensiero filosofico: Platone, Aristotele, Epicuro e altri ancora. La ricostruzione non ha comunque un fine esclusivamente storiografico, dato che nei Greci egli vede la radice del giusnaturalismo moderno e pure del mito della legislazione, mentre dai Romani è venuta a noi quell’attitudine tipicamente anglosassone che porta a guardare al diritto come a un oggetto di conoscenza empirica.
Del 1957 sono le “Lezioni di dottrina dello Stato”, in cui ritroviamo quell’originalissima analisi sui fenomeni istituzionali che fa di Leoni uno dei padri della scienza politica italiana di secondo Novecento. In particolare, qui è sviluppata una riflessione sulla dimensione in senso lato “politica” di ogni relazione umana, che permette di leggere l’origine dei nostri rapporti di potere ben oltre la realtà – tipicamente moderna ed europea – dello Stato.
Nelle “Lezioni di filosofia del diritto” del 1959 ed egualmente negli “Appunti dal corso di Filosofia del diritto” del 1966 sono contenute sia la contestazione di Leoni alle tesi normativistiche (da Hans Kelsen a H.L.A. Hart), sia l’alternativa che egli formulò: quella teoria del diritto come pretesa individuale che ripropone in forme nuove (e individualistiche) la prospettiva del realismo giuridico, facendo del diritto l’esito – spesso inintenzionale – delle nostre azioni e interazioni.