Prefazione di Tito Tettamanti
Quando un’impresa assolve alla sua funzione sociale? Sono in molti a rispondere a questa domanda parlando di corporate social responsibility: una formula con cui s’intende che il compito essenziale di un’attività d’impresa non starebbe tanto nel fare profitti a vantaggio degli azionisti, ma invece nel dare un contributo al miglioramento della società nel suo complesso.
La responsabilità sociale d’impresa è un concetto troppo plastico e vago. Davdi Henderson dimostra come, separando l’attività imprenditoriale dalla missione di creare ricchezza, si faccia un misero servizio proprio a quegli stessi obiettivi sociali, che si pretende d’inseguire. In particolare, mescolando le carte sui temi dell’ecologia e dell’etica, la corporate social responsibility finisce per ignorare la natura eminentemente individuale delle responsabilità, addossando alle imprese tutta una serie di oneri che non sono di loro diretta pertinenza.
Il problema di quest’eccesso di ambizioni, che contagia anche molti uomini d’impresa, è evidente. Si finisce per dimenticare, come scrive Tito Tettamanti nella sua prefazione, che “il reddito realizzato è la patente migliore di socialità in quanto un’impresa in attivo e redditizia è in condizione di retribuire correttamente i salari, dare sicurezza ai collaboratori, assicurare benefici collaterali, pagare puntualmente i propri fornitori, creare prodotti o servizi che soddisfano il pubblico”.