L’ideologia dei beni comuni è entrata ormai nel linguaggio accademico, politico e culturale. Intorno ad essa sono nati e cresciuti movimenti, associazioni, iniziative che si propongono di diffonderla tra la società civile e di mettere in atto pratiche ad essa ispirate, vedendovi la premessa per lo svilupparsi di rapporti sociali basati sulla condivisione, sulla solidarietà e su forme partecipate di democrazia.
Ma cosa sono i beni comuni? E in cosa si distinguono dagli altri modi di gestire i beni? Cos’ha di diverso e cosa implica una forma di solidarietà basata sul benicomunismo, rispetto alle altre forme di coordinamento sociale?
I saggi raccolti in questo volume sottopongono a un radicale esame critico le idee benicomuniste e contestano la visione caricaturale dei rapporti privatistici e di mercato su cui esse si fondano. Il libro mostra come la nozione di beni comuni che viene solitamente proposta manchi di basi solide e coerenti e dia contributi assai modesti alla comprensione sia dei molteplici intrecci che legano la sfera privata a quella comune, sia degli effetti delle innovazioni tecnologiche e istituzionali degli ultimi decenni.
L’ideologia dei beni comuni, accompagnata alle confuse e variegate iniziative nate intorno ad essa, si rivela come il tentativo di dare una veste seducentemente nuova a idee vecchie e a modelli assai poco originali di intervento pubblico.
L’analisi critica si estende a una serie di casi concreti di grande attualità come quelli del cibo, dell’acqua, del suolo, della città, dell’ambiente, delle conoscenze, dei beni culturali e delle comunicazioni.