Il 2 giugno 1946, la maggioranza degli italiani votava per la Repubblica. La parola “sudditi”, presente per due volte nello Statuto albertino, sarebbe di lì a poco scomparsa, per lasciare spazio ai “cittadini” evocati per ben 33 volte nella Costituzione. La promessa di un agire libero e responsabile, da cittadini e non da sudditi, può dirsi oggi, dopo più di settant’anni, compiuta?
Come già aveva fatto il libro Sudditi – pubblicato nel 2012 da IBL Libri, a cura di Nicola Rossi – Noi e lo Stato raccoglie esperienze di subalternità all’imperio e all’arbitrio dello Stato. Studiosi, giornalisti e scrittori – Susanna Tamaro, Claudio Martinelli, Alfonso Celotto, Vitalba Azzollini, Giovanni Fiandaca, Alessandro Barbano, Giampaolo Galli, Nicola Rossi, Carlo Amenta e Luciano Lavecchia, Cosimo Magazzino, Giuliano Cazzola, Dario Stevanato, Manuel Seri, Alessia Sbroiavacca e Giuseppe Portonera – raccontano di attitudini, prassi e regole che mostrano una sorta di continuità tra il suddito dell’Antico regime e il cittadino dello Stato democratico.
Noi e lo Stato non vuole essere una raccolta di lamentele riguardanti la giustizia, il fisco, la tutela della proprietà privata o il fare impresa oggi in Italia. Al contrario, il libro indaga, attraverso le diverse prospettive degli autori, le ragioni di un rapporto asimmetrico e immaturo tra il cittadino e il potere pubblico, a partire da una nostra acerba vocazione alla libertà.