Nonostante la retorica sulla crescita, l’Italia resta un Paese a bassa libertà economica. In questo rapporto annuale, l’Istituto Bruno Leoni misura il grado di liberalizzazione in sedici settori dell’economia italiana, confrontandoli coi Paesi più liberalizzati d’Europa: elettricità, gas, servizi idrici, telecomunicazioni, ferrovie, trasporto aereo, trasporto pubblico locale, infrastrutture autostradali, servizi postali, televisione, servizi finanziari, ordini professionali, mercato dell’arte, mercato del lavoro, fisco e pubblica amministrazione.
Complessivamente, nel 2011 l’economia italiana appare liberalizzata al 49%: un valore ancora molto basso, che pure nasconde settori molto avanzati e altri drammaticamente arretrati.
Obiettivo di questo volume è censire i vincoli che ancora esistono, nei diversi settori, alle opportunità di investimento e sviluppo. Vincoli che oggi più che mai è essenziale rimuovere, per restituire una prospettiva al Paese e contribuire, attraverso una più decisa crescita economica, a uscire dalla crisi in cui l’Italia sembra essere precipitata, non solo a causa della congiuntura internazionale, ma anche per colpa delle sue patologie strutturali.
Il gruppo di lavoro che ha compilato questo rapporto, coordinato da Carlo Stagnaro, è composto da: Fabiana Alias, Ugo Arrigo, Massimo Beccarello, Rosamaria Bitetti, Silvio Boccalatte, Filippo Cavazzoni, Luigi Ceffalo, Piercamillo Falasca, Daniela Floro, Martha Friel, Andrea Giuricin, Christian Pala, Paolo Pamini, Massimiliano Trovato. Il saggio introduttivo è stato scritto da George Yarrow, fellow emerito all’Hertford College (Oxford), visiting professor alla Newcastle University Business School e direttore del Regulatory Policy Institute.
Il volume è disponibile gratuitamente nei seguenti formati:
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