Ibl: “Tutela gas, abbandonarla fa risparmiare”

Quotidiano Energia anticipa uno studio in collaborazione con Assogas, sui 15 Paesi Ue

20 Gennaio 2015

Quotidiano Energia

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Le varie bozze del Ddl concorrenza (QE 16/1) e da ultimo le Strategie 2015/2018 dell’Autorità per l’Energia (QE 19/1) indicano in maniera inequivocabile che il superamento del regime di maggior tutela è tornato di attualità.

Nel disegno di legge, stando sempre alle ultime bozze, si prevede in particolare una data molto ravvicinata per quanto riguarda il settore gas: il 30 giugno 2015. Che sia o no verosimile una scadenza così a breve termine, è indicativo che la precedenza sia data a questo comparto, dove effettivamente il superamento del regime è a un livello più avanzato rispetto all’elettricità (dal 2013 è limitato solo ai clienti domestici).

La domanda di base, ovviamente, è sempre la stessa: abbandonare la tutela farà calare i prezzi? Un recente studio dell’Istituto Bruno Leoni, effettuato in collaborazione con Assogas, pare rispondere senza esitazioni: i prezzi scenderanno.

Naturalmente la posizione di Ibl, notoriamente paladino delle liberalizzazioni, non può considerarsi totalmente imparziale. Ma le conclusioni del paper (disponibile sul sito di QE) si basano su elementi sostanzialmente oggettivi: ossia, un’analisi comparata dei mercati di 15 Paesi Ue, sulla base di dati Acer e della Commissione Europea relativi al 2012.
Da tale monitoraggio emerge che il prezzo più basso, tassazione inclusa, veniva pagato dai consumatori britannici (5,62 c€ per kKWh), estoni (5,76 c€ per kWh) e irlandesi (6,56 c€ per kWh). L’Estonia e il Regno Unito, rimarca Ibl, hanno completamente liberalizzato il settore, mentre la Repubblica irlandese regola solo le tariffe per i consumatori domestici ma si è dotata di un regime regolamentare che incentiva fortemente il cambio di venditore del gas. Questi Paesi hanno tassi di switching tra i più elevati d’Europa: 15% in UK, 17% in Irlanda (in Estonia il dato non è disponibile).

Gli Stati membri dove si registrano i prezzi più elevati sono invece quelli in cui il settore non è stato ancora del tutto liberalizzato: Danimarca (11,28 c€ per kWh), Italia (9,09 c€ per kWh), Grecia (8,08 c€ per kWh). Con tassi di switching ben diversi dai Paesi sopra considerati (4,5% per l’Italia).

I dati evidenziano anche come la media del risparmio mensile, a parità di consumo, dato dal passaggio dall’offerta di riferimento a quella maggiormente competitiva è più elevata nei mercati maggiormente liberalizzati: i consumatori tedeschi possono risparmiare fino a oltre 50 euro, i belgi oltre 20 euro, i britannici, gli irlandesi e gli olandesi oltre 15 euro al mese. Seguono gli Stati membri con una liberalizzazione parziale del mercato del gas: 12 euro per gli italiani, 10 euro per i francesi, 5 euro per gli spagnoli.
Ungheria, Grecia, Polonia e Romania non danno invece nessuna opportunità di risparmio.

Ibl sottolinea come sul prezzo del gas incidano anche altri fattori, quali le modalità di approvvigionamento, le infrastrutture di rete e la tassazione, ma tali elementi non intaccano la correlazione tra liberalizzazione e risparmio.
Lo studio conclude però con un’avvertenza: il passaggio da una forma di tutela molto forte (ancorché inefficace) alla piena concorrenza implica un ruolo particolare per l’Antitrust. Nel breve termine, il Garante dovrebbe vigilare sul corretto comportamento degli operatori, alla luce delle asimmetrie informative esistenti coi clienti e delle “potenziali strategie opportunistiche messe in atto in particolare dai soggetti verticalmente integrati e di maggiori dimensioni”.

Si potrebbe immaginare, dice Ibl, qualche forma di monitoraggio per un periodo di tempo limitato (per esempio un anno) per poi lasciare nel lungo termine solo gli strumenti volti alle fasce a reddito medio-basso (per esempio il bonus gas) e il normale – ma rigoroso – enforcement delle norme sulla concorrenza.

Da Quotidiano Energia, 20 gennaio 2015

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