Kenneth Minogue, filosofo politico e professore emerito alla London School of Economics, è stato presidente della Mont Pelerin society, l’associazione di economisti e intellettuali liberali fondata da Friederich von Hayek, Milton Friedman e Kal Popper. In questi giorni è in Italia, ospite dell’Istituto Bruno Leoni, per la presentazione del suo libro La mente servile (Ibl libri, pp. 400, euro 24).
Professor Minogue, nel suo libro mette in discussione la democrazia come strumento liberale per limitare il potere dei governi, il discorso vale anche per l’Italia?
«Nel caso dell’Italia non si può nemmeno dire che ci sia un governo democraticamente eletto, visto che è stato scelto dall’Europa, ma il problema è che attualmente gli Stati gestiscono così tanti aspetti della nostra vita che lo fanno inevitabilmente male».
Ma è un problema di competenza dei governanti o del sistema democratico?
«Il concetto di democrazia cambia nel tempo, in teoria significa che i governanti rispondono agli elettori, il problema è che oggi sono gli elettori a dover rispondere ai governanti. L’allargamento delle competenze invade anche ambiti educativi, come la lotta ai vizi e trasforma i nostri problemi morali in soluzioni politico-morali decise dallo Stato».
Il governo ha intrapreso una battaglia contro il gioco d’azzardo, il fumo e le bibite gasate, cercando di alzare le tasse per limitarne l’uso, cosa c’è che non va in queste politiche?
«Non va il fatto che lo Stato voglia educare le persone, sarebbe stato meglio se avesse chiesto solo i soldi. Nessuno è a favore dell’alcol o del gioco d’azzardo o dell’obesità, ma la virtù non può esserci insegnata dai politici, ognuno impara a vivere anche in base ai propri errori. Per Socrate una delle cose più importanti per un uomo è decidere cosa fare della propria vita, è l’essenza della libertà. L’educazione di Stato è l’esatto contrario».
E’ secondo lei l’accettazione delle indicazioni statali a produrre una mente servile?
«Gli antichi, tra cui lo stesso Aristotele, pensavano che alcuni uomini nascessero schiavi e altri padroni, quasi tutte le società antiche e moderne sono state collettiviste e oppressive. Se guardiamo alla storia è stata la libertà più che la schiavitù ad essere un’eccezione. Oggi in Occidente nessuno è volontariamente schiavo, ma se ci viene proposto qualche piccolo beneficio siamo disposti a rinunciare a un po’ della nostra libertà per un calcolo utilitaristico a breve termine».
Quindi per lei è proprio il nostro welfare state che ha modificato la nostra morale individuale?
«L’essenza della mente servile è la disponibilità ad accettare indicazioni esterne in cambio del sollievo dal peso di esercitare virtù come il risparmio e la prudenza. Se rinunciamo a provvedere alle nostre esigenze individuali perchè subentra il welfare state, insieme ai rischi e ai bisogni, perdiamo an che la nostra responsabilità individuale. Naturalmente lo Stato può promettere più garanzie e benefici solo in cambio di maggiori entrate fiscali e, in una società che vuole soddisfare ogni bisogno, più bisogni vengono soddisfatti più ne aumentano. Il problema è che ora gli stati europei ora non sono più in grado di mantenere ciò che hanno promesso».
Quasi 50 anni fa lei scrisse La mente liberal, un attacco all’ideologia di sinistra che persegue la perfezione sociale, che legame c’è con La mente servile?
«Faccio un esempio: il governo inglese paga alcune categorie di studenti per andare a scuola o alcune categorie di malati per fare delle visite mediche specifiche. Penso che pagare le persone per ottemperare ad un dovere sia una delle forme più alte di corruzione morale. Gli esperti del settore rispondono che però funzione: è questa forma di pragmatismo che è estremamente pericoloso. L’ideologia liberal è una forma di idealismo che fa coincidere la libertà con l’estensione del welfare e la dipendenza dallo Stato, quindi la mente servile ne è un naturale sviluppo».
Da Libero, 4 ottobre 2012