Liberarsi dalla schiavitù e tornare alla libertà di intraprendere e trattare. È il principio che ha guidato l’economista francese Pascal Salin nella stesura del suo ultimo libro “Liberiamoci!“, pubblicato da Liberlibri e tradotto dal consigliere comunale lodigiano Lorenzo Maggi. Proprio Maggi, venerdì sera, ha accolto in sala Granata l’esperto e docente dell’Université Paris Dauphine, nonchè capofila della Scuola austriaca di economia in Francia, per parlare ai lodigiani della sua ultima fatica letteraria.
All’incontro, organizzato dall’associazione Lodi liberale (di cui Maggi è segretario), hanno partecipato anche il presidente Giulio Montini, e Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, nel ruolo di interprete. «Le persone sono insoddisfatte, riconoscono che il nostro sistema ha fallito, ma non sanno perchè», è questo l’assunto da cui è partito Salin, cercando poi di spiegarne le cause profonde: «Le persone vogliono sempre essere libere, ma per esserlo richiedono benefit allo Stato: privilegio chiama privilegio, intervento chiama intervento, e più lo Stato interviene più le cose peggiorano e si crea un circolo vizioso». Secondo lo studioso il problema risiede soprattutto nell’incapacità dei politici di comprendere i motivi che spingono le persone ad agire: «Chi governa ha detto cerca di modificare solo ciò che è visibile e non si chiede perché sia così». Un esempio lampante è il caso del blocco dei fitti in Francia: «La classe politica fa un regalo a un pezzo del corpo elettorale, cioè gli affittuari, che si pensa siano sfruttati dai proprietari di immobili.
Si fissa quindi un prezzo massimo, ma la conseguenza inaspettata è che diminuisce di molto l’incentivo a costruire nuove case e a mettere a rendita quelle che esistono già». Altra questione scottante è la regolamentazione del mercato del lavoro: «Tutti i sistemi economici sono improntati a una logica marxista secondo cui i salariati sono sfruttati dai datori di lavoro», mentre a detta del professore «il capitalismo è l’unico sistema che abbia delle fondamenta etiche» perché capace di garantire la libertà contro il pericolo della discrezionalità dei governanti.
Da Il Cittadino, 10 novembre 2014